Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

Marinella Balestrieri Terrasi ficazione regionale. Questa può risulta_re necessaria, indipendentemente dagli squilibri, per ottenere una efficiente allocazione spaziale delle risorse, o per consentire maggiori livelli di partecipazione delle piccole unità aJle grandi decisioni, come è stato messo in luce da alcuni studiosi stranieri presenti al convegno. La considerazio.ne di queste diverse origini può risultare utile per comprendere i diversi aspetti che in definitiva la pianificazio,ne regionale assume, come risulterà più chiaro all~ fine di questa esposizione. La pianificazione regionale dall'alto, ovvero la regionalizzazione del piano nazionale. Il primo modo, di concepire la pianificazione regionale è stato quello di metterla a servizio della pianificazione nazionale stessa. Questo tipo di approccio è bene illustrato -da Tinbergen, quando propone il metodo della pianificazione a stadi successivi. Secondo Tinbergen, infatti, lo stato attuale delle conoscenze non consente di affrontare in un'unica fase il processo pianificatorio, ma è necessario procedere per stadi successivi, iniziando con lo scegliere gli obiettivi globali che il sistema vuole raggiungere, passando poi a determinare in funzio-ne di questi gli obiettivi settoriali, quindi quelli regionali e infine procedendo alla valutazio•ne dei singoli pro-getti di investimento. Secondo questo modo di procedere la pianificazione regionale rappresentereb~e, quindi, una fase della pianificazio,ne nazionale e, sia pure sulla base dei rapporti e dei contributi delle singole regioni, verrebbe svolta essenzialmente al livello centrale. Preoccupazione delle regioni dovrebbe essere so-prattutto quella di intervenire al momento della sçelta d-egli o,biettivi perché sarà in funzione. di questi che verranno poi decisi in modo- alquanto meccanicistico gli sviluppi settoriali e regionali. Questo modo di concepire la pianificazione regionale è stato ill11strato al convegno di Sorrento dalla relazione del prof. Bruni. Egli ha . sottolineato, infatti, l'importanza delle scelte settoriali nella pianificazione economica e come da queste scelte debbano discendere i programmi di sviluppo regionale. Le scelte settoriali, d'altra parte, derivano da studi accurati sulla domanda e. sull'offerta dei singoli prodotti nell'ambito nazionale e internazionale, sulla bilancia dei pagamenti, sùi fattori di localizzazio-ne, sulle possibilità di emigrazione e così via, studi che vanno affro-ntati a livello centrale, perché in caso contrario si avrebbe un grande dispendio di energie e perché numerosi fattori possono essere valutati a pieno soltanto nell'ambito di una dimensione nazionale. Non solo le scelte settoriali, ma anche quelle territoriali che dalle 94 Bibiiotecagino~ianco

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