I Editoriale Nel momento in cui scriviamo stanno per cominciare le trattative fra le delegazioni della DC, del PSI e del PRI per la formazione di un governo organico di centro-sinistra, presieduto dal Segretario della DC. Si è chiusa, cioè, la fase dei « chiarimenti preliminari » e si apre la fase dei negoziati sul programma e sitlla composizione del nuovo governo. Si tratta di negoziati difficili, n1olto difficili: perché non è tanto questione, co·me ·altre volte, di trovare il punto d'incontro fra le esigenze dei tre partiti, ma di trovare il punto d'incontro fra le esigenze delle correnti socialiste che sono cinque e delle correnti democristiane che sono sette. È mancata la chiarificazione fra i socialisti cl1e ci si augitrava potesse venire dal Congresso; ed è mancata la chiarificazione tra i democristiani che ci si aitgurava potesse venire dal Consiglio nazionale. Il Congresso socialista si è concluso con un inasprùnento dei rapporti fra le correnti, pur favorevoli, tranne una, alla ripresa della politica di centro-sinistra. Il Consiglio nazionale della DC si è conclu,so con un pronunciamento a favore della politica di centro-sinistra, ma anche con uno sfrangiamento della maggioranza emersa dal Congresso di Milano. L'inasprimento dei rapporti fra le correnti socialiste può ulteriormente degenerare in un frazionismo irrimediabile, se non addirittura in una spirale di contrasti scissionistici. Lo sfrangia1nento della maggioranza democristiana può a sua volta degenerare in una spirale di lotte personali co11 rifiessi gravi sui proble111i di governo del p·aese e senza rimuovere, ma, anzi, moltiplicando, gli in1pedimenti alla for1nazione di una nitova maggioranza nel partito ed alla ricostituzione e stabilizzazione della maggioranza di centro-sinistra. Noi non ci abbandoneremo ora al coro di lamenti (e sia pure, nelle circostanze attuali, di non ingiustificati lamenti) che in tanti hanno intonato sitlla « partitocrazia » e sulla « correntocrazia ». Nell'editoriale del n1ese di litglio, a proposito del cosiddetto disimpegno socialista, abbiamo scritto a chiare lettere « che non si possono assolvere, o anche soltanto giustificare, i respo·nsabili di un'azione che apre un vuoto, che non prospetta alternative, che mette in discussione la stessa stabilità politica che il paese era riuscito a conseguire ditrante la IV legislatura ». Avevamo giudicato, cioè, clze il disimpegno socialista dava luogo ad una situazione « che induce a temere il peggio ». Quel nostro giudizio si è dimostrato f andato alla prova dei fatti, dei fatti di questo animato mese di 3 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==