Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

... Ernesto Mazzetti stici (e quasi tutte le facoltà autonome sono «umanistiche», in quanto quelle « tecniche » costano molto di più), della necessità di poggiare su solide basi scientifiche e didattiche le strutture universitarie e via di seguito,. Avverrà cioè che .di fronte alla pressione congiunta delle « autorità locali», degli studenti pervenuti alla soglia del titolo dopo anni di studio, dei parlamentari che si rendono po,rtavoce delle une e degli altri, pochi troveranno il coraggio di opporsi al varo d'ur1 provvedimento che conferisca alla « creatura sperduta» piena cittadinanza nel novero delle sedi universitarie del paese, e pieno valore ai titoli da essa rilasciati. Che poi queste créature « ritrovate» risultino gracili, malaticce, che tale gracilità contraddistingua sovente la preparazione dei giovani che le hanno frequentate è argomento che viene tenuto in nessun conto. Conta il titolo, il « pezzo di carta», pur che lasci accedere ai concorsi pubblici e privati, conferisca rispettabilità dottorale. L'istanza campanilistica in Italia è sacra. Peraltro, la distribuzione territoriale dei centri d'istruzione superiore è manifestamente irregolare, ineguale, onde ci s'imbatte in università cresciute a proporzioni mostruose per il fatto che servono vaste e popolose aree del paese prive d'altre sedi universitarie. A questa ineguale distribttzione dell'istruzione superiore, dovrebbe ovviamente sopperire una programmata creazione di nuove università: « programmata», cioè pensosa delle esigenze qualitative e quantitative che con i nuovi atenei si do,vrebbe andare a soddisfare. Ma la programmazione universitaria ritarda, a simiglianza della programmazione senza aggettivi - come metodo dell'azione di .governo-; s'arena nelle secche delle difficoltà burocratiche, dei conflitti d'interessi di categorie• e regioni. E i vuoti di ideazione e decisione vengono colmati dalle iniziative non programmate,. dalle iniziative campanilistiche, che hanno la forza della demagogia e dell'elettoralismo. Per le due facoltà autonome di prossima apertura in Campania, la prospettiva più attendibile è dunque nel senso d'un non troppo tardivo loro riconoscimento. da parte dello Stato: non passeranno molti anni che Castellammare di Stabia e Nola avranno anch'esse collocazione nella geografia universitaria italiana. Dolersene? Diremmo di sì; e non solo per le ragioni, di ordine generale, per le quali c'è da rammaricarsi che la crescita delle strutture universitarie nel nostro paes.e avvenga secondo la logica dello zam.pillio delle iniziative programmate. Dolercene, ma per ragioni specifiche, proprie della situazione regionale; dimenticando anche quel che nella relazione Ermini di alcuni anni fa si diceva per mettere in guardia nei confro,nti delle « facoltà autonome » troppo frettolosamente generate; e quel che, in forma molto più cautelosa, si finiva per dire nel « piano di sviluppo della scuola» dell'on. Gui, base della legge 2314 decaduta, con vituperio, allo spirare della quarta legislatura. Il dramma della situazione universitaria campana può essere rappresentato con una certa efficacia anche da un solo numero: sessantamila, quanti cioè sono, all'incirca, gli studenti dell'università di Napoli, unico ip,ertrofico, patologico ateneo a disposizione dei giovani c_ampani, molisani 46 Bibiiotecaginobianco

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