Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

... I Giornale a più voci compiuti dagli israeliani nel deserto del Negev prima ancora che le acque del Giorda~o permettano di irrigarlo. Questa esperienza costituisce un utilissimo insegnamento per tutti, stando a dimostrare che i deserti sono trasformabili e aperti a talune possibilità di vita 1noderna. Ma gli sforzi dei sin.goli paesi no,n possono bastare: è assolutan1ente indispensabile un'azione comune per la valorizzazione delle risorse d'acqua, che metta da parte anche i motivi più strettamente politici. In particolare, qt1ando un fiume attraversa due o più paesi, l'utilizzazione co,mune delle acque potrebbe permettere notevoli miglioramenti per l'irrigazione. Sino ad ora in questo campo non si sono avuti risultati notevoli, ma è certo che se ne potrebbero ottenere di molto positivi se i paesi interessati fossero disposti a fondare un organo internazionale per lo• studio dei problemi creati dalla mancanza d'acqua. Comunque, la soluzione del problema economico dei paesi mediterranei non può e non deve essere esclusivamente agricola. Oggi i limiti ge~fisici non sono più determinanti, come abbiamo visto; e « mentre una volta non esisteva altra ricchezza che quella data dalla rendita fondiaria e dai prelievi effettuati sulle rendite di questi terreni dai commercianti e dagli artigiani, che vivevano nelle città all'ombra dei padroni delle terre e della regione, oggi la ricchezza proviene dal petrolio» (cfr. P. GEORGE, cit., p. 143). Ma questa ricchezza, in gran parte, « fugge » dai luoghi di pro·duzione, che sono proprio quelli che abbiamo definito il Mezzogiorno del Mediterraneo, il Maghreb, l'Iran, l'Iraq, l'Arabia Saudita, il Quwait. Ora, questi paesi potrebbero basare il loro sviluppo industri·ale sull'utilizzazione di una parte della propria produzione, mentre le vendite potrebbero assicurare i fondi necessari agli investimenti. Così ridotto, il problema risulta formulato in termini troppo semplicistici; naturalmente vi sono anche altri problemi da risolvere: quello dell~ infrastrutture, della qualificazione della mano ·d'opera e dei quadri, la cui soluzio 1 ne deve precedere tempo,ralmente quella dell'industrializzazione. Comunque, è un fatto che oggi esistono delle pren1esse cl1e sino a cinquanta anni fa erano assolutamente in,esistenti; m·a è un fatto anche che i problemi sono di ordine non solo economico, ma anche politico e, quindi, finiscono col presentare soluzioni diverse a seconda che si opti, da parte dei governi, per 11na politica nazionalista o per un1 a politica « co,munitaria »: la quale ultima potrebbe interessare almeno due grossi blocchi, quello maghrebino e quello dei paesi del Vicino e Medio Oriente. La politica, infatti, gioca nel Mediterraneo un ruolo determinante, non solo nel definire il quadro strategico, degli schieramenti, ma addirittura nel campo economico, da una parte impedendo la cooperazione a causa degli esasperati nazionalismi che ne caratterizzano in particol 1 are la zona nordafricana e quella asiatica, dall'altra per l'esistenza dei vasti giacimenti di petrolio che ne fanno oggetto « di un'attenzione tutta particolare » da parte dei paesi industri 1ali. Un quadro politico e strategico molto accurato e completo del Mediterraneo ci è fo·rnito dal recentissimo volume Il ·Mediterraneo: econon1ia, poli41 Bibliotecaginobianco

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