.. I Note della Redazione Ed è, questo, quanto rileva anche il CNEL in un suo nuovo documento: gli interventi dello Stato, delle regioni, delle province e dei co,nuni rivolti a riparare i danni provocati dalle avversità climatiche si sono susseguiti nel tempo secondo criteri spesso legati alla contingenza ed agli episodi. L'azione pubblica si è manifestata carente nell'affrontare il problema di una difesa organica a lungo terniine dei territori soggetti alle conseguenze delle calamità naturali sopriattutto per tre or,dini di motivi: una insufficiente considerazione dei legami tra la regolamentazione dei deflussi n1eteorici superficiali e la sistemazione dei corsi d'acqua di recapito; la n1ancata destinazio·ne di congrui finanziamenti per l'esecuzione dei necessari interventi; l'insufficienza dei mezzi e degli organi atti a prevenire i danni degli eventi calamitosi. È chiara, dunque, la necessità inderogabile della emanazione di provvedimenti legislativi volti ad un'organica disciplina degli interventi ed anche, magari, l'istituzione di un'authority che coordini le azioni oggi affidate a troppi Ministeri e a troppi enti locali. Quali sono, le soluzioni del problema? Quelle che da tempo si vanno ripetendo, all'indomani di ogni sciagura, e che anche il CNEL indica nel citato documento·: 1) la sistemazione dei terre11i n1ontani e collinari (non bisogna din1enticare che il suolo nazionale è, per circa 1'80%, classificato di montagna e di collina); 2) la conservazione ed il miglioramento dei boschi e dei prati e pascoli permanenti; 3) il rimboschimento e la formazione di « parchi naturali » in zone idonee; 4) la costruzione di serbatoi nell'alto e medio corso dei fiumi, e dei torrenti, per una razionale regolanientazione e utilizz.azio11e delle acque; 5) il completan1ento, l'ammodernamento e la manutenzio11e delle opere di bonifica idraulica, agraria e forestale. D'altra parte, accanto a questo tiJJO di JJrovvedimenti, è anche possibile un _altro tipo di azione. Infatti, al recente convegn,o sulla ricerca scientifica, tenutosi a Pugnochiuso, nel Gargano, alcuni membri del Comitato delle scienze geologiche e minerarie del CNR sono giunti alla conclusione che la geologia 1noderna è in grado di limitare, se non di evitare, i danni provocati dalle calamità naturali. Geologicamente, l'Italia è un paese complesso e «giovane» e, quindi, gli agenti atmosferici non vi hanno agito a lungo con1e su altri paesi. E 11er questa ragione non si è raggiunto uno stato non precario di equilibrio. Dal. canto suo, l'uomo, col disboscamento e la costruzione di impianti idroelettrici, di gallerie e di strade, ha contribuito a rendere ancora più precario questo equilibrio e la situazione è andata gradatame11t e peggiorando. Un rimedio, comunque, esiste ed è stato indicato al convegno di Pugnochiuso. Esso consiste, essenzialmente, nell'acquisizione di conoscenze geologiche sempre più perfezionate. In questo campo l'Italia è piuttosto indietro,: solo ora, ad esempio, sta per essere ultimata la « Carta geologica d'Italia», la cui redazione era stata iniziata nel 1870. Ma tale carta, _poi,dovrà essere necessariamente integrata da studi dettagliati che indichino la franosità dei terreni, la loro s~abilità, la permeabilità e le condizioni idrogeologiche. 37 Bibiio~ecag·nobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==