Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

.. Il Potere in Italia Indubbiamente Maranini sembra ad un certo punto rendersi conto di queste difficoltà allorché scrive che « neppure al termine del1' evoluzione la realtà è in tegralmente riconducibile a questo schema»; ma non si perita di aggiungere poi che « nelle sue linee di fondo le caratteristiche del regime sono quelle indica te ». In realtà assai più individualizzante risulta lo schema di Maranini quando Io si riferisca alla fase ultima, quella per intenderci della prima metà del nostro secolo, della lunga evoluzione storica del regime parlamentare inglese: la dinamica del regime parlamentare inglese descrittaci da Maranini è fondamentalmente la dinamica di questo regime nel XX secolo. Del resto quando Maurice Duverger individuava, pochi anni fa (cfr. La sesta repubblic.a e il regime presidenziale, Milano Comunità, 1962), nella elezione implicita del capo del governo da parte del corpo elettorale e nel conseguente totale svuotamento della prerogativa regia (co1ne si vede lo « schema » di Maranini riprende sostanzialmente queste tesi del Duverger) le caratteristiche del regime parlamentare inglese, lasciava anche intendere assai chiaramente la modernità e la novità di quelle caratteristiche da lui descritte e che erano sta te prodotte « dalla trasformazione della struttura dei parti ti politici in Gran Bretagna» (cfr. op. cit., pag. 39). Ed allora, tutto ciò considerato, che cosa ci guadagna l'i,ntelligenza storica da questa pretesa di giudicare il parlamentarismo italiano del secolo scorso, im·piantato per di più in rm paese di assai deboli se non addirittura Bibliotecaginobianco inesistenti tradizioni parlamentari, nientemeno che alla luce delle istituzioni p,arlamentari inglesi del XX secolo? Al di là di queste pregiudiziali riserve di ordine metodologico, qualche osservazione intendiamo fare anche su quella che si potrebbe definire la novità interpretativa di questa Storia del Potere in Italia. Maranini, come infatti dicevamo più sopra, è il primo storico delle vicende istituzionali dell'Italia unitaria ad utilizzare sul piano della interpretazione storica le tesi del Duverger sulla dinamica dei sisten1i elettorali e sull'influenza di questi sistemi sulla vita politica. Ora si può anche accettare la tesi secondo cui una componente dei mali che Maranini denuncia sia da ricercare nel sistema elettorale. Ma ciò che ci lascia perplessi è il fatto che, nella sua interpretazione, il sistema elettorale assurga a causa unica di tutti questi mali. Non intendiamo con ciò negare la dinamica tendenzialmente aggregatrice e semplificatrice delle forze politiche propria del collegio elettorale uninominale maggioritario. Ma dubitiamo innanzitutto che il bipartitismo britannico sia frutto unicamente e solamente, come pure mostra di credere Maranini, dei meccanismi elettorali. Abbiamo insomma l'impressione che Maranini trascuri un po' troppo, a vantaggio di questi meccanismi e dei loro automatismi, tutto il complesso tessuto sociale, politico, storico che sta dietro fl bipartitismo inglese. E diciamo questo non solo perché ci può non persuadere la riduzione pura e semplice d~l bip,artitismo inglese e dunque di tutti gli equilibri istituzionali 127

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==