Ettore Cuomo gine decisamente polemica, di assolverla o condannarla a seconda che si sia o non si sia svolta lungo le linee di quell'ideale, di dirci come quella storia avrebbe dovuto essere e p,urtroppo non è stata. D'altra parte qualche considerazione va pure fatta in merito alla descrizione fornitaci da Maranini della dinamica del governo parlamentare inglese in forza della quale egli giudica il funzionamento delle istituzioni dell'Italia liberale. Quella dinamica si riassumerebbe, nelle sue grandi linee, in questi tratti caratteristici: coesione spontanea di grandi partiti intorno al loro leader parlamentare; conseguente assenza o quasi di pratiche corruttrici e trasformistiche; svuotamento senza residui della prero,gativa regia; implicita elezione del capo del governo da parte del corpo elettorale. Ora il fatto è che il regime parlamentare inglese ha ben due secoli di ·storia. È dunque possibile riassumere in uno schema, ed in particolare nello schema illustratoci da Maranini, una evoluzione storica più che secolare senza correre il rischio di cadere in pericolose e fuorvianti generalizzazioni? Non crediamo, per esempio, che questo schema possa costituire una descrizione del governo parlamentare inglese del secolo XVIII. Chiunque abbia un po' di informazione sulla storia politica inglese di questo secolo sa che soltanto a prezzo di una visione del tutto erronea della realtà si può parlare di « coesione spontanea di grandi partiti uniti intorno al loro leader parlamentare», di leaders del partito vittorioso nelle elezioni « non costretti a tentare intese contrattuali con gli altri par126 Bibiiotecag inobianco titi o· a ricercare l'appoggio della Corona », o, addirittura, di « implicita elezione del capo del governo da p·arte del corpo elettorale ». Sa, al contrario, ·su quali pratiche corruttrici anche e forse soprattutto a livello p·arlamentare poggiasse sulla ventermale leadership di un Walpole (e non a caso il SetonWatson, nella sua recente Storia d'Italia, ricorda un giudizio sul Depretis definito come il Walp·ole italiano). E sa anche che « lo svuotamento senza residui della prero- . . ' gat1va regia » era cosa ancora cosi lontana dal realizzarsi che proprio nella seconda metà del secolo fu possibile il potere personale di Giorgio III. A voler riprendere un giudizio di Maranini si potrebbe dire veramente che le istituzioni parlamentari inglesi del secolo XVIII oscillavano non meno p1aurosamente ·di quelle italiane del XIX tra il paternalismo del primo ministro e il paternalismo della Corona. E fino a che punto poi quello schema serve ad individuare la realtà del regime pa~lamentare inglese di buona ·parte del secolo scorso? Intanto per quanto riguarda la pretesa assenza di pratiche corruttrici chi non sa come si eleggevano i deputati nei rotten boroughs prima e anche do.po il Reform Act del 1832? E quanto alle maggioranze partitiche omogenee e discip 1 linate andremmo un po' più cauti: crediamo che si riferisse alle assemblee parlam.entar.i inglesi del secolo scorso il Bagehot, quando individuava nell'« agire per capriccio » uno dei difetti più comuni e più gravi delle Camere elettive e scorgeva nel potere di scioglimento attri}?uito al pr.imo ministro un rimedio a questo difetto.
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