Il Potere in Italia I nali riserve che si posso-no fare 11el merito della im,postazione e della valutazione storica complessive. Maranini non è noto soltanto entro i ristretti confini della corporazione degli storici quale sagace studioso delle origini dello statuto albertino o delle istituzioni -della repubblica veneta. È noto altresì ad una più vasta cerchia di pubblico come critico severo ed agguerrito, dalle colonne del « Resto del Carlino » prima e del « Corriere della Sera» poi, delle disfunzioni e dei ma]i che, a suo giudizio, viziano le nostre istituzioni democratiche. Rapporti tra partiti e Parlamento, indipendenza e continuità della Corte Costituzionale, problemi della magistratura ordinaria, riforma del Senato, controllo delle finanze dei parti t1, leggi elettorali, poteri del sindacato, referendum, rapporti tra governo e Parlamento, ordinamento regionale, gruppi di pressione: abbiamo scelto a caso tra gli innumerevoli temi su cui si è accentrata la riflessione lu.cida e ad un tem,po ap·passionata di Maranini. Sarebbe quindi impresa non facile riassumere qui tutte le sue posizioni. Comunque due, ci sembra, siano i bersagli sui quaU, con maggiore vivacità, si appuntano le frecce più acuminate .della polemica di Maranini: l'assoluta radicale incompatibilità tra il principio del governo parlamentare e la legge elettorale proporzionale; la cosiddetta degenerazione partitocratica della costituzione di fatto. Quanto al primo punto, Maranini sostiene che il principio ·del governo parlamentare, del governo, cioè, espressione della maggioranza parlamentare, esige, ove si voglia fon-dare Bibliotecaginob~anco esecutivi stabili ed efficienti, l' esistenza, in Parlamento, di maggioranze sicure ed omogenee. Ma la dinamica della legge elettorale proporzionale evolve invece nella direzione esattamente contraria: verso la frammentazione delle rappresentanze parlamentari in una molteplicità di gruppi per ciò stesso incapaci di dar vita a governi stabili ed efficienti. Assai note ormai, anche se deformate dalla più rozza pubblicistica della destra politica, le tesi sulla partitocrazia. Maranini no·n contesta l'ufficio e la funzione dei partiti quali strumenti tra i pi1'1 importanti, nelle moderne società democratiche, di partecipazione d~l popolo sovrano alla vita delle istjtuzioni. In realtà se egli denuncia le degenerazioni partitocratiche della nostra costituzione di fatto, gli è perché gli sembra di assistere a due fenomeni fondamentali e di particolare gravità. Il primo consisterebbe nello slittamento della sovranità effettiva fuori degli organi costituzionali e « nella sua co•nfisca ad opera di enti che la costituzio11e nomina, ma non organizza, né determina, né include nel suo sistema di reciproci controlli, senza il quale non c'è stato di diritto e ritorniamo all'assolutismo ». Il secondo in un processo di involuzione oligarchica degli stessi partiti: questi, gravati da un peso innaturale per le loro gracili strutture, si ammalerebbero rap,idamente e, per un fenomeno di indole sociologica ed indipendentemente dalle loro stesse esige~ze ideali, si trasformerebbero, da libere associazioni, « in ristrette, squallide, immobili oligarchie di funzioni. Al partito si sostituisce l'apparato, la 119
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