Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

.. I I Recensioni I scimentale, non meno che del problema del ·sogno della vita, poetico e mistico » (pag. 359). Il discorso, sempre elevato di tono e consapevo 1 lmente critico, dei collaboratori in esame spiega pure la prudenza che s'accompagna di solito ai giudizi, anche quando è in esame un « demistifica.tore » come Pierre Gassendi. Con questo filosofo, avverte uno dei ·suoi maggiori interp·reti, il Gregory, « libera dalla subordinazione alla metafisica, la nuova scienza non si tramuta p·erò in metafisica materialista, perché non pretende di risolvere nel proprio ambito ogni ordine di realtà; essa lascia sussistere, anzi presuppone, una realtà diversa, non direttamente sperimentale che non modifica tuttavia il discorso fisico•»; la tenue metafisica che ancora sussiste in Gassendi, ridotta al nucleo essenziale ·della tradizione spiritualistica ,e cristiana, « non muta il quadro della realtà fisica ma offre un appello verso quel mondo dell'essere di cui la scienza non ha più bisogno» (pag. 733). Siamo dinanzi a valutazioni oneste ed equilibrate, riscontrabili, del resto, per rimanere nel vol. XII, negli articoli acuti di R. Crippa (Port-Royal) e di A. Moscato (/Z libertinis1no ). Nel volume successivo, il XIII, forse il pii.1 denso, spicca, tra le altre, l'introduzione di Semerari all'antologia spinoziana. Dopo aver rilevato come « il pensiero di Spinoza si venisse .definendo in stretta connessio,ne con gli orientamenti e gli interessi della borghesia olandese più avanzata e con lo svolgersi della nuova scienza naturale», il noto studioso di fenomenologia ci dà un'interpretazione della filosofia pol~tica di S-pinoza profonda e stimolante. « La fondazione e la conservazione dello Stato - scrive - sono soltanto un aspetto della lotta che ogni uomo, da che nasce, in.gaggia contro quella che Spinoza chiama solitu.dinis 1netus, la paura cioè .di essere e restare solo. Questa paura in Spinoza, però, l1a una portata non meramente politica ma più profondamente metafisica. Essa è l'espressione emotiva dell'originaria incertezza esistenziale, di quella che, con linguaggio più moderno, può chiamarsi angoscia dell'esistenza. Sotto questo riguardo, il problema di Spinoza non è diverso da quello dei suoi grandi contemporanei, Hobbes e Pascal. Ma, mentre Hobbes e Pascal ricorrono a espedienti rispettivamente po-litici (lo Stato assoluto) e religiosi (la Grazia), Spinoza risolve l'angoscia con la metafisica ·della sostanza per la quale, in termini tipicamente barocchi, il sin·golo è ricondotto all'ordine necessario delle relazioni geometriche della natura, che immane in ciascun ente, suo modo finito, così come - è stato osservato - in Rembrandt la luce pervade, sostenendola e aprendola all'infinito, ogni cosa reale. Con questa fondazione metafisica, la libertà è proposta quale esercizio della ragione, e, qùindi riconoscimento at~ivo della necessità naturale ... » (pag. 18).. Accanto al contributo vigoroso di V. Mathieu su Leibniz, e quello, egualmente dignitoso, ·di S. Caramel,la sul Vico, che, ponendo fine ad un'annosa polemica, chiarisce come il Vico fosse portato ·a « cercare nell'umanità stessa una sintesi, che potremmo dire piuttosto trascendentalista, della legge divina e della natu~a umana, e a continuare a concepire, come il Rinascimento 113 Bibl'iotecag i nobianco

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