Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

Dino Cofrancesco di unità di tipo speculativo; e tende così a costituirsi come una storiografia filologica, o almeno, a carattere prevalentemente filologico. Codesta esigenza viene inoltre meglio determinata e concretizzata nello spostarsi dell'interesse della ricerca verso i problemi di ordine logico-metodologico e di ordine etico-politico e nel conseguente venir meno verso l'ontologia e la metafisica; cosicché il p·ensiero moderno viene interp·retato mediante una storia della filosofia che è anche a tale titolo storia della cultura e storia della scienza e in tale orientamento interpretativo acquistano particolare rilievo la problematica logico-metodologica, le scoperte scientifiche e le varie tecniche » (pag. 37). Si tratta di un'osservazione affatto valida e che ci dà, tra l'altro, la chiave per co·mprendere come studiosi tanto diversi abbiano collaborato all'Antologia. La maggior parte di essi, infatti, nella consapevolezza, sempre viva, della poliedricità della cultura secentesca e settecentesca, ne ha illuminato aspettri partico-lari, anche se tutt'altro che privi d'importanza, non con l'atteggiamento angusto del filologo inteso solo a rettificare certi giudizi unilaterali su questo o quel punto - mediante una migliore e più accurata documentazio,ne - ma al fine di ripensare i nostri rapporti con l'età in questio-ne per un migliore intendi 1 mento delle nostre stesse esigenze. Questi motivi si avvertono, ad esempio, nella bellissima introduzione che Paolo Rossi premette all'antologia baconiana. Pensando·, forse, all'ormai celebre accusa che Adorno e Horkheimer muovono al padre dell'empirismo inglese nella Dialettica dell'Illuniinismo, Rossi puntualizza felicemente: « Bacone fo,rrnulò alcune tesi che sono parte integrante della nostra civiltà. Q·ueste tesi sono le seguenti: la scienza può e deve trasformare le condizioni della vita umana; essa non è una realtà ,indifferente all'etica, ma uno strumento costruito in vista della realizzazione di valori di fratellanza e di progresso; dalla scienza stessa, ove vige la collaborazione, l'urrultà di fronte alla natura, la volontà di chiarezza, questi valori devono essere potenziati I e rafforzati. .. ». E in maniera 1 più esplicita: « La liberazione dell'uomo non si realizza attraverso la scienza e la tecnica in quanto tali, ma solo attraverso una scienza e una tecnica poste al servizio - come Bacone si esprimeva - della carità e della fratellanza come strumenti di riscatto e ,di liberazione» (pagg. 236-7). Certo il problema non si esaurisce qui e tuttavia, come si può vedere, una migliore valutazione del pensatore inglese non è per nulla fine a se stesso. Anche qua·ndo le preocct1pazioni filosofiche del curatore sono orientate in direzioni diverse rispetto ai nostri interessi, le interpretazioni forniteci (ci riferiamo sempre a quel gruppo di collaboratori laici e cattolici di « sinis,tra » che abbiamo indicato sopra) sono forse discutibili, ma senz'altro non superficialmente suggestive. Come attesta il commento di S. Caramella al « je pense, donc j'exi:ste » di Descartes: « pensare è una maniera di essere, di non cadere nel nulla totale prospettato dal dubbi.o; ed essere è esistere, 11egazione del non essere. Questa soluzione del dilemma (se siamo o non siamo), è un superamento del caso di Amleto e di tutto lo scetticismo rina112 Bibiiotecag inobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==