I La pianificazione regionale nello Stato moderno vanno dal desiderio di ridare all'individuo un senso di controllo del proprio destino in una so:cietà divenuta troppo grande e impersonale, agli argo,menti tecnici portati per dimostrare l'importanza delle differenze spaziali che si risco,ntrano in alcune variabili economiche. La pianificazione regionale in Italia. Un punto che, a nostro avviso, è rimasto ingiustificatamente in ombra al convegno di Sorrento riguarda la pianificazione regionale cl1e ha preso l'avvio n,el nostro paese. Dopo un chiarimento assai opportuno sugli aspetti istituzionali della pianificazione regionale in Italia, è mancato, infatti, un esame approfondito delle esperienze fatte con gli attuali Comitati Regio.nali per la Programmazione Economica, che sarebbe stato invece molto utile per le conclusioni che se ne potevano trarre. Gli aspetti istituzionali della pianificazione regionale in Italia, ampiam,ente trattati nella relazione del prof. D'Albergo, sembrano escludere del tutto la possibilità di una pianificazione regionale dal basso, nonostante in sede costituente si fosse prefigurato il nuovo stato italiano come stato regionale. A confo·rto di questa tesi sta anzitutto il vivace antiregionalismo manifestato dalle forze politiche durante il primo ventennio della Repubblica; esso si è espresso nel tentativo di ri1durre l'ambito di operatività delle regioni a statuto speciale e nella preoccupazione di impedire l'attuazione delle regioni a statuto ordinario fintantoché non si fosse stati sicuri di po.terne limitare al massimo l'autonomia. C'è da chiedersi se l'introduzione della pianificazione economica nel nostro sis,tema abbia fornito nuovi elementi giustificativi per comprimere !',autonomia delle regioni o abbia consentito, infine, che attraverso la pianificazione regionale si realizzasse la loro autonomia politica. I11 realtà, l'analisi dei p·rimi atti che mirano a regolare la futura pianificazione italiana, e cioè la legislazione sui piani pluriennali di coordinamento degli interventi per il Mezzogiorno ( 1965) e il decreto legge riguardante le norme sulla programmazione economica che il governo si appresta a presentare in Parlamento, dimostra che la politica di piano non pbrterà ad una rivalutazion.e delle regioni, nonostante gli equivoci in cui il termine di pianificazione regionale può fare cadere. Per quanto riguarda i piani di coordinamento, si è stabilito, infatti, che essi vengano predisposti dal Comi·tato dei Ministri per il Mezz·ogiorno costituito in seno al CIPE di intesa con le amministrazioni statali e regionali interessate; queste ultime possono presentare proposte per gli inte_rventi da realizzare nei loro territori. La formulazione dei 99 Bibiiotecag·inobianco
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