Marinella Balestrieri Terrasi spaziale e cioè si prendevano- le decisioni relative alla localizzazione del programma di investimenti. Negli ultimi tempi, tuttavia, questo modo di impostare i rapporti tra· piano nazional 1 e e piani regionali è stat~ vivamente criticato; si è notato, infatti, che le decisioni aziendali relative alla localizzazione degli in1pianti vengono· prese in maniera del tutto indipen-dente dai pia.ni regionali e che }'.effettiva distribuzio,ne dei mezzi produttivi tra le d~verse regioni si determina in fase di pianificazione settoriale. Per questo si è sostenuta la necessità che i piani regionali divengano dei veri e propri piani di sviluppo economico analoghi al piano nazio,nale; ciò consentirebbe che nell'ambito degli obiettivi 11azionali fossero presentì' degli obiettivi in scala regionale e che avesse luogo l'ottima utilizzazione delle risorse della regione. Al livello metodologico si tratterebbe di costruire un sistema integrato di programmi di ottimizzazione, obiettivo che appare irraggiungibile nell'immediato futuro per la mancanza di adeguati strumenti; ci si limiterà pertanto a rendere più stretti che per il passato i legami tra pianificazione regionale e nazionale. In Francia la presa in considerazione del fatto regionale deve farsi risalire al quinto Piano ( 1966-1970), in cui appaiono. esplicitamente le prospettive di sviluppo delle diverse regioni e si effettua la ripartizione regionale degli investimenti pubblici. La Francia, tuttavia, rimane un paese eccessivamente centralizzato sotto tutti i punti di vista; lo stesso dialogo tra organi nazionali e organi regionali p.er la règio-nalizzazione del piano, si è limitato a una consultazione delle regioni da parte di Parigi a cui è rimasta, in ultima analisi, la decisione finale. Per di più il principale interlocutore regionale è stato il prefetto della regione e cio·è il rappresentante dello stesso potere centrale. In Francia il problema del decentramento risulta, pertanto, essenziale, ma la sua soluzione implica dei mutamenti profondi delle strutture politiche, amministrative, economiche, psicologiche, che vanno realizzati prima di potere veramente parlare di pianificazione regionale. Diversa è la situazio,ne degli Stati Uniti, per i quali è lecito parlare di pianificazione regio,nale, mentre non esiste un piano generale nazionale. Infatti, ha osservato il prof. Al~)nso, negli Stati Uniti si è diffusa l'idea che i meccanismi socia.li siano troppo complessi perché dei piani globali abbiano validità e che le decisioni vadano prese in modo « incrementale », per piccoli passi. Ciò spiega come mai vi sia scarsa enfasi sui piani globali, mentre le decisioni regionali sono considerate un importante momento di quel processo che conduce alla fo:,;mazione della volontà nazio,nale. Un momento a cui nei tempi pii.1 recenti si tende a dare sempre maggiore enfasi per una molteplicità- di ragioni, che 98 Bibiiotecag inobianco
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