.. Antonino Répaci ma le elezioni tenutesi nel maggio 1920 gli infersero un'amara delusione. Socialisti e po·polari mantennero le loro posizioni (tenendo conto naturalmente della scissione da cui nacque a Livorno nel gennaio precedente il Partito comunista); unica novità; trentacinque deputati fascisti eletti nel « listone » con voti prevalentemente liberali, facevano il loro ingresso a Montecitorio. La « biscia » aveva imparato be11e a succhiare il sangue liberale, per quanto nemico fosse! Giolitti, nonostante la fiducia ottenuta dalla nuova Ca,mera, presentò le dimissioni del governo fra lo stupore generale. Ma ora che i fatti si presentano nella loro reale prospettiva, ogni motivo di stupore ha perduto· ragion -d'essere. Giolitti si dimise perché constatò il totale fallimento della sua iniziativa; si dimise perché si tese co11to di non avere risolto nulla; anzi, di avere ulteriormente pregiudicato u_na situazione ·di crìsi pericolosa e densa di incognite. Ora le squadre fasciste potevano imperversare con potenziata virulenza, e in più avevano una rappresentanza parlamentare - facente parte della maggioranza governativa - che di ogni crimine da esse commesso faceva l'apologia e spesso l'esaltazione. Così fino alla metà del 1922 (-dimissioni del prin10 ministero Facta) il fascismo tenne il piede su due staffe: fu il sostenitore della legalità governativa alla Camera e il fautore delle più folli illegali ~à nella piazza. 17. In questo rapido quadro sono contenute le premesse di quel trionfo· della piazza, che fu la cosiddetta marcia su Roma. Su questo evento non sembra il caso di insistere, avendone l'autore di queste note trattato lungamente e analiticamente in apposita sede 21 • Ai fini della presente trattazione un solo, punto merita di essere rilevato: quello che concerne l'aspetto giuridico-costituzionale del problema. Afferma in argomento Luigi Salvatorelli: Non v'ha dubbio che l'incarico dato a Mussolini di formare il nuovo governo rientrasse nella lettera dello Statuto. Ma che fosse in conformità col suo spirito, deve negarsi assolutamente. Mussolini, al momento in cui fu chiamato" al governo, era un capo di bande armate, insorto per il sovvertimento dello Stato. Non è in una simile categoria di gente che il capo di uno Stato costituzionale può prendere il suo presidente del Consiglio. D'altra parte, se non esistevano articoli costituzionali e legislativi, c'era una prassi costante, per la scelta dell'incarico di formare il nuovo governo. Questa prassi fu violata al punto che l'incarico venne conferito a Mussolini - come questi aveva preteso - per telegramma inviatogli a Milano, prima di un qualsiasi suo colloquio col sovrano 22. 21 Op. cit. a nota 19. 22 Op. cit. a nota 10, p. 346. 112 Bibliotecaginobianco
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