Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

Claudio C. Corduas le attuali dirigenze delle grandi aziençle, rinnova·ndo,si in pratica per cooptazione, rendono arduo l'intervento della prop,rietà anche sulla promozio,ne aziendale. L'autoritarismo del1 le dirigenze industria~i, il comportamento degli azionisti che possono ragionare oggi solo in termini di 1dividendi, l'enorme bisogno di capitali d'investimento ed i relativi compromessi col potere politico rivela1no quindi come un'altra mistificazio·ne quel co11trollo dell'azienda offeTto ai dipendenti trarnite la partecipazion.e azionaria. Questa può rientrare nei piani di auto-finanziamento e di risparmio contrattuale, ma 1non certo in quelli di allargare la partecipazione democratica all'indirizzo della vita economica dell'azienda. L'arretramento dell'influsso della proprietà sulla gestio•ne delle aziende ha creato oggi un vu.oto sostanziale tra questa forza, che giustificherebbe il p•otere del dirigente e ne dovrebbe controhlare l'operato, ed i tecnocrati che in realtà governano da egemoni. Lo scompenso viene confermato .dal fatto che le dirigenze aziendali fanno ancora dip-endere teoricamente il pro·prio potere dalla sola proprietà, ma praticamente dalla funzione che svolgono, raggiungendo così una totale auto·nomia. Ammesso, quindi, che al giorno d'oggi nella grande industria è la funzione che dà origine al potere, anche la funzione dei dipendenti richiede la sua parte di potere aziendale. Pertanto, è necessario· eh-e il potere politico operi quanto p1 rima una doppia serie d,i. scelte - ideologiche ed economiche - in grado di stabilire un giusto equilibrio di potere all'interno delle aziende, così come si vuole stabilirlo nel paese con la programmazio 1 ne democratica. Una tale riforma della gestione azien·dale sarebbe favorita dalla con- , siderazione che nella odierna co·scienza civile le industrie lavorano sia per il capitale, sia per il ,personale, sia per la collettività. La dirigenza aziendale dovrebbe conseguentemente rispo,ndere a queste tre co,mponenti e, allorché i vuoti di poitere le consentano una totale autono•mia, il legislato,re dovrebbe intervenire per regolare la partecipazione at~ tiva e diretta delle tre compo·nenti - proprietà, personale e piano - al controllo della vita· economica del1 l'azienda. Questa riforma della gestio·ne iro.plica relegare le nazionalizzazioni della proprietà fra i tentativi arcaici di socializzazione ,del potere industriale. Esse, in pratica, si sono sempre risolte, da questo punto di vista, sempliceme11te in un passaggio della p1 roprietà. In Ita.lia, però, sta verifica11dosi l'inverso di quanto avvenne in Germania con ,le leggi ,d-el '51-'52. Infatti, la ripartizione democratica del potere, operata dalla nostra politica di pia·no, è limitata solo alle grandi scelte che il paese si p·ropone di fare. Tale distribuzione del potere ri96 Bibiiotecaginobianco

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