Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

I Argomenti trio delle autorità regionali, dall'altra cronica generalità e dispersione degli interventi pubblici, sia per quanto riguarda la loro qualità - i prolissi elenchi di « cose » da fare, senza legame tra loro - sia soprattutto· per quanto riguarda la loro localizzazio·ne. Ma non basta. Fuorviate dall'ipotesi che gli effetti indotti dell'industrializzazione producano un'attenuazione del divario economico tra le aree di svilup,po ed i rimanenti territori, le autorità regionali tralasceranno di considerare nel giusto rilievo i pro·blemi specifici delle zone di sistemazione: un esempio ci viene fornito dagli schemi di sviluppo delle regioni meridionali predisposti dai Co,mitati regionali di programma- . . z1one econo·m1ca. In quelli che abbiamo avuto occasione di esaminare, non solo la dinamica futura dei territori di sistemazione è del tutto ignorata, ma la stessa loro integrazione econo·mica con le aree di sviluppo globale è trattata in modo estremamente vago e sbrigativo. No,nostante si affermi l'esistenza di due situazioni territoriali molto diverse, manca ogni diversificazio,ne degli interventi (ed « una politica di piano si regionalizza quando si articola in una serie di interventi differenziati per zo1 ne omogenee nell'ambito di regio·ni relatìvame11te autosufficienti » 11 ); manca in particolare - a monte dell'attività agricola vera e propria - un qualsiasi programma per eliminare o attenuare il dissesto idrogeologico; manca ogni previsione sulle probabili conseguenze del,lo, sviluppo economico sui territori interni. Un'autonoma politica dei territori di sistemazione, articolata in piani per. zone omogenee, può assumere una posizione primaria ai fini di un'equilibrata programmazione regionale: non solo, percl1é può fornire gli elementi di base per i piani regionali, ma anche perché in tal modo i piani regionali non saranno solta11to .dei « piani di sviluppo delle aree di sviluppo », ma saranno la risultante dei vari piani zonali, riferendosi così, in modo, più aderente e corretto alle esigenze dei vari settori economici e alle diverse realtà territoriali esistenti nella regione. Se i piani zo,nali sara11no funzionalmente ed ufficialmente inseriti nelle fasi della programmazione eco·nomica - ossia se essi no·n saranno soltanto dei « mo,menti burocratici », oppure dei piani « privati » cui fare riferimento soltanto per la rinomanza degli studiosi che li hanno elaborati - i rappo 1 rti fra i due tipi di aree saranno meglio definiti e quanto meno più improbabili saranno quelle distorsioni e quei pericoli. cui abbiamo accennato. Inoltre - ed è ciò che più interessa ai fini del temuto· abbando·no dei territori di sistemazione - le richieste di una loro partecipazione ai benefici dell'intervento straordinario non saranno 11 F. COMPAGNA: L'Europa delle regioni, ESI, Napoli, 1964. 91 Bibiiotecaginobianco

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