Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

Filippo Scalese menti, in un'articolazione costante delle rispettive pos.izio-ni, me11tre ci sembra che attualmente tutto si svolga in r11aniera statica e puramente meccanica. Si ha cioè l'impressione che il dialogo,_ si riduca a-d una successione di atti, correlati fra loro, solo· per :quanto co1 ncerne l'ottemperanza formale alle norme in vigore, disarticolati per quanto concerne il contenuto ed il fine onde questi atti sono posti in essere. Probabiln1ente i rapporti fra Stato e Regio·ne in senso lato resteranno inevitabilmente confusi ed approssimativi fin quando no·n verranno istituite le regioni a statuto ordinario. Tuttavia, il problema di instaurare un corretto dialogo fra organismi naziona,li ed organismi periferici, istituzionalmente preposti alla programmazio·ne, resta in tutta la sua rilevanza ancl1e per il futuro; anzi, soprattutto per il futuro, quando « ... l'attribuzione di poteri decisionali alle regioni rischia di far perdere la visio·ne unitaria che, in.vece, occorre avere del problema del Mezzogiorno ... C'è da temere che la formazione delle regioni a statuto ordinario porti ad un'accentuazione dei contrasti e della concorrenza localistica tra le diverse parti del Mezzogiorno, rischia11do -di disarticolare, rispetto all'o·pinione pubblica, agli imprendito·ri e alla politica economica nazio11ale, il discorso meridionalista che deve essere articolato al suo interno, in una visione strategica che non sembra possibile far derivare da una moltep,licità di centri di· decisione » 10 • Questo• è certamente vero per la strategia dell'industrializzazione del Mezzogiorno· in generale, ma può essere vero anche per la strategia dell'urbanizzazione delle zone interne di sistemazione. Il nuo·vo assetto regionale porterà jnfatti ad un decentramento di poteri cl1e obbligherà le autorità regionali a decidere su molte ed importanti questio,ni. Non disgiunto da questo decentramento, vi sarà un'inevitabile « accentuazione di contrasti e della concorrenza localistica » all'interno di una stessa regione. Ma, mentre nelle aree di sviluppo globale il decentramento dei poteri ed i conflitti locali non potranno avere che scarsa rilevanza sulle scelte di fondo, sui fini, sugli stessi i11terventi pubblici, nelle zone qi sistemazione essi potranno ampiamente influenzare il tipo e la localizzazio.ne degli interventi. In queste zone, dove non esistono criteri generali cui fare riferimento·, dove il rapporto con le aree di sviluppo può essere variamente interpretato· per la sua indeterminatezza ed empiricità, do•ve infine gli interventi, per la loro prevalente « socialità », sono· estranei alla lo,gica autoregolatrice dello, sviluppo economico,, i poteri regio,nali e le vicende locati svolgeranno un ruo1 lo· decisivo sul « che co,sa » fare e sul « dove » intervenire; onde da una parte estremo 1 disorientamento·, ~ possibile arbi10 N. NovAcco: intervento al convegno della Fondazione Einaudi, cit. 90 Bibliotecaginobianco

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