Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

Filippo Scalese agricoli); di coordinare i vari interventi che, p·ur lodevoli in sé, so.no quasi sempre episodici e framn1entari; ed anche e soprattutto di effettuare - quasi una nemesi sto,rica, se si pensa che gli Enti di sviluppo sono il risultato di un'evoluzio,ne e trasfo,rma~ione degli Enti di riform~ agraria - la ricompo,sizio.ne fondiaria e la riconversio.ne degli indirizzi produttivi, o,perazio·ni per le quali gli Enti hanno una lunga esperienza. Le zone ad agricoltura estensiva erano fino· a poco tempo fa dominate dal regime latifondista e dalla grande azienda cerealicolo-zootecnica; oggi invece è diffusa prevalentemente la piccola proprietà coltivatrice, con dimensio·ni assolutamente insufficienti per assicurare livelli soddisfacenti di reddito,. So,no, tuttavia zone non del tutto povere, non sempre impervie, do-ve il pro.blema principale resta quello della meccanizzazione delle attività pro.duttive, al fine di renderle economicamente convenienti e di consentire redditi piì.1 elevati. Ma per far ciò bisognerebbe procedere ad una n1odificazione strutturale delle aziende e scegliere tra 11n ritorno alla grande azienda capitalistica e la costituzione di cooperative contadine. Gli effetti sarebbero• profo-ndamente diversi a seconda che si scelga l'una o l'altra soluzione: nel primo caso gli attuali coltivatori diretti preferirebbero probabilmente emigrare piuttosto che ritornare alla condizione di salariati agrico,li; il secondo caso, econon1icamente e socialmente più valido, non è però di facile attuazione senza una pu11tuale e coordinata politica agraria d'intervento, diretta alla costituzione e all'iniziale sostentamento di efficienti associazioni cooperative. Le zo11earborate, sia a coltura specializzata che a coltura promiscua, - il 27% circa della superficie tota-le del Mezzogiorno - costituiscono « ... le aree di più solida tradizione agrìcola e civile del Mezzogiorno, dove l'estendimento ed il conso,lidamento dell'albero rappresentano la grossa conquista dell'agricoltura meridionale, ... (non so,lo) ... come frutto della fatica contadina, ... (ma anche) ... come frutto del risparmio di una borghesia terriera, per lo più media o piccola, che qui non è stata puramente parassitaria ». 2 • La po1verizzazione fondiaria è molto diffusa, ma anche procedendo ad un rio1 rdinamento fondiario non è pensabile che in queste zone si possa raggiungere un soddisfacente equilibrio fra popolazione e risorse puntando sulla sola attività agrico]a. A meno di non accettare un eso-do rurale di pro·porzioni tali da distruggere le numerose tradizioni artigiane esistenti e « ... da determinare inevitabilmente sitt1azioni di abbandono e di inselvatichimento,» 3 • 82 2 M. Rossr-DoRIA: ibidem. 3 M. Ross1-D0RIA: ibidem. Bibiiotecaginobianco

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