Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

·' I Argon1-enti nativi e colture arboree. Escluse quelle zone la cui giacitura consente, senza pericoli di ulteriore dissesto, l'introduzione di indirizzi cerealicolozootenici di tipo, estensivo, restano due soluzioni possibi,li : i bo·schi eri i pascoli. Contrariamente a quanto comunemente si crede, il rimboschimento non risolve sempre il pericolo delle frane; anzi, in certe condizioni di grave degradazione, l'azione delle radici e lo stesso peso degli alberi aggravano il dissesto esistente. Occorre che vi sia, o che si ricostituisca il manto erboso che fa scivolare l'acqua, e che costituisce la premessa per ogni efficiente difesa contro le infiltrazioni di acqua e le frane: il bosco quindi va bene, ma con particolari cauteìe e a condizione che non vi sìano attività agricole o zooteniche che disturbino la formazione del manto erboso. Inoltre, il bosco è una soluzione di tipo negativo, nel senso che nel Mezzogiorno si fa il bosco dove non si può fare altro, ma non è certan1ente una soluzione economica: per lo scarso valore del bosco di tipo mediterraneo. I pascoli rappresentano una soluzione più idonea soprattutto dal punto di vista eco•nomico. Ma anche per i pascoli vale quanto ora si è detto: un'intensa attività zootenica impedisce la ricostituzione del manto erboso a difesa contro le frane. Le soluzioni possibili - e che vanno riferite, si ripete, alle gravi condizioni di dissesto della montagna appenninica, e non al passivo della bilancia commerciale della carta o dei prodotti animali - sono quindi tali solo in rapporto a condizio11i idonee di operatività; passano, cioè, per una revisione dell'attuale ripartizione della proprietà fra i privati ed i vari demani e passano per un coordinamento ed una razio11alizzazione dell'intervento pubblico nelle zone n1ontane. L'idea recenteme11te avanz~!a di creare un grande demanio statale silvo-pastorale, che consenta di attuare in maniera coerente e definitiva le misure idonee per affrontare insieme il problema del dissesto. idrogeologico e quello delle condizioni di vita del,le popolazio11i montane, è certamente suggestiva; ma non facilmente realizzabile nella presente situazione politico-istituzionale e probabilmente ancora più diffici!mente realizzabile do,po la formazio11e delle regioni a statuto ordinario. Riteniamo che la soluzione vada ricercata anzitutto rivedendo oppo:- tunamente i criteri attuali in base ai quali i territori montani vengonl, classificati e quindi affidando agli Enti di sviluppo il co·mpito di pr<.>~ 1nuovere gli interventi pubblici nelle zone montane: non tanto per quant0 riguarda le necessarie o·pere pubbliche, ma al fine di rendere più seria ed efficiente l'attività dei cantieri di lavoro e di rimboschin1ento (eh~ possono rappresentare un'occasione valida di integrazione dei redditi 81 B:biiotecaginobianco

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