I Giornale a più voci abitanti, con ricche tradizioni civili e culturali deve scrol 1 lairs:i di dosso un ruolo tanto pirovinci 1a,le cui una malintesa tradizione intende rel'{~garla. È finito .il tempo i.I cui il grosso hinterland di cafoni meriidionali rendeva Napoli sede di una nobhltà terriera p1 ronta ad offrire ail villano povtatore del raccolto autunnale la sagra paesana e scanzonata della Piedigrotta. È fin.ito ,anche il tempo del pino sul golfo, quasi simbolo di t1n verde ormai soffocato da disastrose scelte urbanistiche. Napoli, bongré malgré, ha mutato volto, ed è di q,uesta nuova realtà che biso 1 gna p,rendere •atto,. Il Mezzogiorno, pur ,tra Iml 1 le contraddiziioni è alla ricerca di nuove -strade; Napoli, che queste contraddizioni esprime in maniera macroscopica, stenta a trovare il suo punto di ori.entamento. Così è nel campo industriale, così è nel campo, urbanistico, çosì è un poco in tutti i ca1np,i della vita cittadina e così è pure nel campo turistico. Una cosa, comunque è certa: additare Napoli 1 a meta di turismo estivo allo stesso modo in cui si possono additare Sorrento, Amalfi, Capri, Ischia o le tante altre cittadine del nostro Mezzogiorno, è errore gravissimo che anziché risolvere il problema, lo aggrava. U·n·a città, infatti, per quanto bello si·a i,l suo panoran1a, per quante feste (più o meno brutte) di Piedigrotta riesca ad organizzare, per quante orchestrine ,distribuisca lt1n1 go le sue vie panoramiche, per quanti noio&i festival di canzoni organizzi, non ·sarà mai po,lo di attrazione per forestieri finché non si deciderà ·a far leva su ben 1 aJ.tre e solide basi: che sono 1 , iil!Ilanzi tutto, basi culturail:i. Una città vive nel mondo per le ·sue tradizioni civili e culturali e per ,il grado di vitalità attuale che ·sotto questo pro 1 filo ,la caratterizzano. A Parigii, Roma, Milano, Londra, Firenze, Venezia non sono certo i prezzi degli alberghi o qualche orchest,rina in piazza ohe decido·no della venuta o meno del forestiero. Noi a Napoli abbiamo t1omirhl.e cose di p1regio ancora notevole; abbiamo bib1lioteche, musei, monumenti, un Conservator.io,, teat,ri, una s.tazione televisiva, una Università di notevoli tradizioni umanistiche e soientifiche, abbiamo istituti d'arte ed istituti specializz·ati. Quale è la loro 1 attuale presenza cittadina, i,n che limjti riescono a,d esprimere un vo1 lto singolare ed interessante della città che esca dal mero pettegolezzo di quartiere? A volte vien fatto di dimenticarli ed è prop,rio .il forestiero che viene a Tico.rdarceli. Quali inizi·ative si muovono al loro interno in man1era da rendere tali istituzioni espressione di fermenti vita'1i del1 la città e non interessi particolar.i di gruppi o di persone? Si era parlato di una grande Area di ricerca: che ne è del progetto originario e 1di quali ridimensionamenti è statoi 01 ggetto 1? Il Fo,rmez smobilita e si trasferisce a Ron1a tra l'indifferenza pressoché totale della città. Le rare iniziative cu·lturali non lasciano segno qt1ando addirittura non incontrano una latente o,stilità. Orbene ci si deve rendere contai che tale punto va chiarito fino in fondo, se si vuol risalire l•a china del progressivo isolamento di Napoli dalle correnti turistiche più ap1prezzabili e duratuTe. · Ma la dimensione cittadina acquisita per numero e per ·tradizioni deve consolidarsi viep-più in altri setto,ri: in primo luogo ,in camp,o eco•non1ico. È da lì che trae vita quel tipo di traffico umano che ren,de una città partecipe del dinamismo economico ·di altri paesi e di altre città. A Napoli, in65 Bibiiotecaginobianco
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