Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

... Pasquale Satalino in circuito l'acqua già utilizzata e trasformano i residui in composti anch'essi utilizzabili. È il caso degli impianti per il trattamento delle acque reflue urbane. Quest'acqua ancora buona viene oggi perduta nelle città: si pensi soltanto a quella che lasciamo scorrere dai :rubinetti in attesa che si rinfreschi o mentre ci laviamo. Il professor Nebbia ha calcolato che, soltanto in Puglia, si perde acqua, ancora t1tilizzabile, per un valore quotidiano di 55 milioni di lire. Recuperan,do anche soltanto metà di quell'acqua e vende11dola a 30 lire al metro cubo (prezzo largamente inferiore alle 90 pagate attualmente da un qt1alsiasi uten·te privato), si ricaverebbero due miliardi e mezzo di Ure all'anno. Ma torniamo alla nostra « carta ». Essa afferma ancora che « le risorse idriche devono formare oggetto di un inventario » (p·unto settimo) e che « la buo·na gestione dell'acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità co,mpetenti » (punto ottavo). Qui, si dirà, abbiamo le carte in regola, perché il Parlamento nazionale ci ha fornito il « piano degli acquedotti», valido fino al 2015. C'è da dire subito che se altre regio1 ni italiane sono state trattate alla stessa stregua della Pt1glia, il piano degli acquedotti è t1n documento inaccettabile. Esso sanziona ancora per quella lontana data un divario tra la Puglia e le altre regioni del paese che non deve assolutamente essere concepibile. Oggi la Pt1glia ottiene acqua in misura pari alla metà della media nazionale: 140 litri per abitante rispetto, ai 280 della media. Nel 2015 dovrebbe arrivare faticosamente ai 280 litri, mentre la media sarà salita a 370 litri al giorno per abitante. Il tutto, senza considerare l'accelerazione del processo di industrializzazione, le maggiori esigenze irrigue, le stesse esigenze di un turismo che prepotentemente si va imponendo. Chi conosce p1 iù a fondo la situazione di altre regioni può fare analoghi calcoli e controllare le cose di casa propria. Baster~bbe guardare i dibattiti che in quasi tutti i Comitati Regionali per la Prograrr1mazione Economica si so1 no fatti sul tema dell'approvvigionamento idrico, per avere un primo quadro della situazione d'ifficile in cui il Mezzogiorno tuttora si trova e continuerà a trovarsi, anche per l'impreparazione ·dei suoi uomini. Tanto per tornare alla Puglia, per lunghi anni si è accademica1nente discettato sulle acque di destra Sele, che dovevano a tt1tti i co·sti essere acquisite dall'Acquedotto Pugliese, a. dispetto di chi sosteneva l'utilità dell'impiego delle acque di invaso, più a portata di mano e meno costose dal punto di vista degli impianti di adduzione e di trasferimento. Una specie di mafia delle acque. che univa ancl1e partiti di diversa tendenza politica, ha addirittura impedito in quegli anni che nei pubblici dibattiti il dilemma fosse posto: acque del Sele e basta. Oggi, ad otto anni di distanza, si è finalmente ripiegato sulle acque di invaso. Intanto ci sono comuni nei quali d'acqua arriva per un'ora al giorno. Converrebbe finalmente ritornare sull'argomento, co11 maggiori dettagli. Altro che « informazio11e p11bblica », che il nono punto della « Carta europea » sollecita come indispensabile per la salvaguardia dell'acqua, in60 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==