Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

.. I Giornale a più voci soltanto 5 mila i11più in Basilicata. Quanto alla Calabria, 375 mila erano gli occupati extra-agricoli nel 1960 e 375.000 sono nel 1967. Se è ·dunque vero che il Mezzogiorno si muo,ve, non è altrettanto vero che si muove in tutte le direzioni e che si muovono tutti gli aspetti della sua complessa realtà. Alla crescita del reddito non corrisponde un'eguale espansione dell'occupazione; e sembra che sia proprio il problema dell'occupazione il punto cruciale dell'attuale situazione economica delle regioni meridionali, e non soltanto meridionali. L'ultima indagine confindustriale, effettuata nel marzo-aprile di questo anno e relativa alle previsioni di svilup·po· dell'industria italiana nel quadriennio 1968-71, rileva che i livelli di occupazione del 1963 saranno riguadagnati soltanto nel 1971, e pone l'accento sul fatto che « la recessione economica del biennio 1964-65 ha significato, in termini di investimenti, un ritardo di quattro anni nello sviluppo al di là del livello massimo toccato in precedenza nell'impiego di capitale e, in termini occupazionali, un ritardo di sette anni nello sviluppo al di là del livello massimo raggiunto in precedenza nell'impiego di lavoro». È per tali motivi che Alfa-Sud in Campania. Fiat e ENI in Puglia non sono sufficienti; accanto a tali iniziative, altre se ne ren.dono necessarie non solo per accorciare i tempi di una sensibile ripresa dell'occupazione nel Mezzogiorno, quanto perché è nel Mezzogiorno,, nell'interesse di tutto il paese, che si deve allargare la base e la struttura ,produttiva dell'industria italiana. In realtà il Mezzogiorno sembra essere oggi ad una svo,lta decisiva. Portata avanti e quasi realizzata la fase della preindustrializzazione e della industrializzazione di base, sembra essere giunto il momento di puntare su un pjù deciso avvio di una po,litica di industrializzazione basata s11i beni strumentali e sui beni ,di consumo. E accanto alla meccanica, l'ulteriore espansione dell'industria chimica dovrà rap·presentare uno dei principali punti di forza dell'industrializzazione del Sud. A Bari, in un convegno dedicato ap,punto alla indt1stria chimica, non pochi dubbi, però, sono stati avanzati circa un concreto impegno dei grandi complessi petrolchimici ad ulteriormente sviluppare quei settori dell'industria chimica derivata e dei settori manifatturieri di trasformazione dei prodotti chimici, materie plastiche e fibre sintetiche, industrie, appunto, la cui espansione rappresenta un'occasio,ne per il Mezzogiorno anche in considerazione del fatto che presentano, co1nparativamente, i più alti coefficienti di impiego nella manodopera. Il Mezzogiorno, infatti, si presenta oggi, per molte produzioni chin1iche di base, come la principale area di produzione e di ap·provvigionamento del paese. Invero, fino a questo momento, le industrie cl1imiche derivate e parachimiche, al pari di quelle di trasformazione dei pro,dotti cl1in1ici per i 1ner• cati finali di consumo, hanno avuto uno svilup,po com·parativan1ente non adeguato. Per fare un solo esem.pio si può ricordare che la chimica derivata e la parachimica assorbono attualn1ente nel Mezzogiorno· quasi il 38 per cento dell'occupazione ,del settore, mentre nelle altre regioni tale p·ercentuale si aggira sul 60 per cento. Malgrado tutte queste premesse, come ha ricordato Nino Novacco, note53 Bi-bliotecaginobianco

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