Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

L'alternativa alla den1oc razia Il discorso di Marcuse, che si dichiara pertanto fiducioso sull'avvenire della democrazia, ma scettico sul suo pres·ente, è valido solo fino ad un certo punto, in quanto le grandi rivoluzioni del passato hanno dimostrato che, pur avendo sempre un apparato difensivo, l'establishment non sempre è in grado di difendersi: è vero che oggi i detentori del potere dispongono di mezzi di persuasiane occulta (ch•e però non è coercitiva) e manifesta, quali mai si sono visti nel passato, ma non si può 110n te11er in conto cl1e tutto è relativo ai tempi, anche gli apparati di repressione: certamente quello absburgico, tanto per fare un esempio, doveva apparire mostruoso ai rivoluzionari italiani, cecoslovacchi o ungheresi che pur lottavano contro di esso; e la lotta è assai più difficile da condurre contro gli apparati polizieschi dei regimi totalitari di qua11to non lo sia contro le vulnerabili difese democratjche che concedono libertà anche a chi le contesta: e se la maggioranza dei cittadini degli Stati democratici non mette in discussione le « strutture istituzionali e culturali », forse non è soltanto p•erché la società tecnologica avrebbe appiattito l'esistenza u1nana nell'unica dimensione del fatto (e in questo ha però avuto alle spalle tutta la tradizione en1pirico-pragn1atica americana), ma forse anche perché a quelle strutture· istituzionali essi non vedono alternative che non siano totalitarie ed illiberali. E proprio per questo diventa ancor più interessante seguir.e il discorso di l\1arcuse per vedere che cosa egli proponga come alternativa all'attuale sistema democratico con la sua illusoria lib,ertà: e ci si re11derà subito conto di come a questo punto il suo discorso sfumi un po' nel vago, offrendo quindi immediatamente l'occasione allo storico di ribattere in maniera precisa. Marcuse postula infatti una società dalla quale siano finalmente eliminate tutte le forme di repressione diretta e indiretta, dove la libertà sia assoluta e incondizionata, una società finalmente felice dove, come ha scritto Alfredo T'adisco sul « Corriere della Sera », l'homo liLdens possa sostituirsi all'/1-omo faber. Ma, a parte tutte le ,difficoltà storiche e pratiche che rendono oltremodo difficile la realizzazione di questa libertà assoluta, la conseguenza imm,ediata che discende da questa sua tesi è quella, da lui direttamente sostenuta, che è necessario reprimere i responsabili delle repressioni attuali e future: egli infatti è costretto a parlare di « tolleranza discriminatoria » la quale consisterebbe nella eliminazione, anche violenta, di tutti qu,ei movimenti « che sono innegabilmente aggressivi e distruttori ». L'obiezione ,di Schlesinger, che gli contesta che qui non siamo 43 Bibliotecaginobianco -

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