' Il PCI: nuovi sviluppi e vecchie contraddizioni disinvoltura che Bismark ed Hitler mettevano nella violazione dei trattati (ma soltanto ai danni di Stati stranieri e non alleati). Come ha scritto giustamente l'« Avanti! », non si può solidarizzare co11 le vittime dell'invasione e con i suoi autori, non si può compiangere gli ebrei ed esaltare Rosenberg. 4. La mancata « rottura » con l'U11ione Sovietica può essere comunque giustifì.cata, secondo qua11to osservavamo in pri11cipio, con esigenze politiche e magari anche eco11omiche di indubbia fond.atezza, e che di per se stesse non intaccherebbero nella sua sostanza la « linea generale » revisionista del P.C.I., tanto più che la funzione positiva dell'Armata Rossa e del potere sovietico contro il« revanscis1no tedesco» e l'« oltranzismo imperialista», è del tutto fuori discussione. I guai cominciano quando l'on. Longo si rifiuta di prendere in esame l'eventualità di t1na pacifica alternativa al potere, secondo i modelli del laburismo inglese e della socialdemocrazia scandinava, nel caso di 11n fallimento del gruppo dirigente comunista. Anche qt1i, veramente, sarebbe possibile rifarsi alla distinzione che il segretario generale del P.C.I. stabilisce tra le esperienze storiche del blocco sovietico e quelle dei partiti operanti in Occidente, per accreditare una certa :fidt1cia nella reversibilità di un ipotetico governo italiano a maggioranza comunista. I precede11ti della Cecoslovacchia e dell'U11gheria, che sulla base del vituperato trattato di Yalta avrebbero dovuto essere inclusi nell'area della democrazia non « progressiva», ammoniscono ad abbandonarsi a q_uesto impulso di fiducia con molta circospezio11e. La contraddizione che colpisce più gravemente è, però, un'altra; e a denunciarla, se non ci fosse la prassi indiscriminatamente agitatoria di tutti i giorni, nonché l'equivoca tendenza alla « repubblica conciliare » di tipo tutt'altro che laico, basterebbe la quinta ed ultima parte del rapporto di Longo, quella in cui il relatore invoca « serenità nel dibattito del Partito e slancio unitario nella st1a azio11e ». L'abbandono, seppur mimetizzato, della solidarietà inco11dizionata con il gruppo dirigente dell'Unione Sovietica è considerato, evidentemente, dal gruppo dirigente del P .C.I. come un passo estremame11te rischioso, cl1e implichere.bbe un fatale isolamento del Partito se non si accompagnasse alla scelta di una strategia diversa, ma egualmente « internazionalista ». E i11quale direzione si orienta questa scelta? Non sono leciti troppi dubbi: la direzione è quella genericamente e forsennatamente .castrista dell'anti-imperia1 lismo, dell'agitazione rivoluzionaria, del razzismo anti-americano. 37 B_ibJieocaginobianco
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