Antonio Ghirelli la « via italiana al socialismo » è una via « di democrazia· reale e di un socialismo moderno, aperto, profondamente umano, capace, nella dialettica di una società pluralistica e di uno Stato laico e pluripartitico, di mobilitare tutte le energ~e per· costruire una società del tutto nuova ». Francamente, di fronte ad asserzioni così esplicite, a concetti così limpidi, ad un'adesione in apparenza così totale ai principi del revisionismo, mentre si possono comprendere le roventi accuse di eresia della stampa sovietica e ancor più di quella cinese, si deve altresì confessare che nessun onesto democratico potrebbe ricusare il suo ammirato consenso, tanto più che con grande coerer1za l'on. Longo afferma gli stessi motivi nell'analisi dei rapporti internazionali con gli altri partiti comunisti, compreso quello dell'ex Statoguida. Purtroppo, all'esaltazione « della carica di giustizia e di libertà propria del socialismo », il segretario generale del P .C.I. non fa seguire un'analisi altrettanto schietta ed approfondita dell'invasione sovietica in Cecoslovacchia, e neppure della reazione che il partito comunista può opporre alla deprecabile eventualità che « milita11ti, operai e lavoratori » finiscano per negare il loro « consenso operoso » a quei dirigenti comunisti che non riesca110 a « risolvere i problemi della costruzione e dello sviluppo della società socialista ». L'invasione viene giudicata esclusivamente come un « terribile errore », che non basta a privare l'Unione Sovietica della sua funzione carismatica e dei suoi storici meriti; la eventualità di una denegazione del consenso popolare, e quindi di un trapasso dei poteri nelle forme democratiche vigenti in Oç:cidente, non è neppure presa in considerazione, talché la sola alternativa che rinìane al gruppo dirigente sconfessato dagli elettori è la repressione violenta di tipo poliziesco o l'invocazione dell'intervento armato degli altri paesi del Patto di Varsavia. Nel rapporto dell'on. Longo, non si approfondisce neppure l'analisi dei motivi che nell'Unione Sovietica hanno impedito l'attuazione del processo di rinnovamento aperto dal Ventesimo Con.gresso e il rispetto della risoluzione adottata il 30 ottobre 1956, all'indomani dell'intervento in Ungheria, così da affermare che « i paesi della grande comunità delle nazioni socialiste possono costruire i loro rapporti soltanto su principi di totale eguaglianza, di rispetto per l'integrità territoriale, per l'indipendenza statale· e la sovranità, di non ingerenza negli affari altrui». L'ondata di neo-stalinismo e la brutale invasione della Cecoslovacchia dimostrano che l'attuale gruppo dirigente sovietico ha lacerato gli atti del Ventesimo Congresso e la risoluzione del '56 con -la stessa cinica 36 Bibiiotecaginobianco
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