Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

I Il .PCI: nuovi sviluppi e vecchie contraddizioni affermare la funzione dirigente del Partito, attraverso la continua conquista di una crescente egemonia, di una crescente influenza, di un crescente prestigio, e ciò grazie alla capacità dei comunisti di risolvere i problemi della costruzione e dello sviluppo della società socialista ». Penso che sia indis:pensabile soffermarsi su qt1esta « linea generale », tanto più che essa, a detta dell'on. Longo, corrisponde alla « concezione ed elaborazione, leninista e gramsciana », nonché, a scanso di equivoci, « all'insegnamento lasciatoci dal compagno Togliatti »: in altre parole è fatta propria, salvo le differenze di situazione nazionale, dai comt1nisti italiani. La società politica e civile che si delinea nel Nuovo Corso, e nella parafrasi che ne fa il relatore, rassomiglia evidentemente tanto poco al modello del regime di Novotny quanto, invece, quel regime rassomigliava al modello savie- . tico, senza di che ovviamente non si potrebbe parlare di un corso nuovo o di un processo di rinnova1nento e non sarebbe necessario rifarsi alla tempesta del Ventesimo Congresso del PCUS come allo storico nastro di partenza. La stessa mancata citazione di Stalin tra i precursori della linea comune a cecoslovacchi ed italiani, appare significativa ed eloquente.' Democrazia interna di partito; partecipazione al potere non dei soli militanti, e neppure della sola classe operaia, ma di tutti i lavoratori; sollecitazione del consenso non attraverso la dittatura, ma attraverso l'esempio di efficienza dei comunisti e di devozione all'interesse pu.bblico; tutto ciò rappresenta in realtà una tendenza che supera la stessa concezione leninista del Partito, per sboccare nell'accettazione del « pluralismo » di interessi, di opinioni e alla fine addirittura di partiti. L'on. Longo ci arriva più avanti, quando il suo rapporto afferma che la « crisi cecoslovacca propone le questioni di un'articolazione nuova della vita e della democrazia socialista » ed afferma che « sui movimento operaio dei paesi capitalisti avanzati » incombe la responsabilità di « arricchire di nuovi valori e di nuovi contenuti di libertà tutta l'esperienza socialista ». Quali siano questi valori e questi contenuti, il relatore non ha alcuna difficoltà a manifestare: « la futura società di democrazia socialista che vogliamo costruire », dice Longo, « dovrà essere una società pluralistica e ricca di articolazioni democratiche, una società che non dovrà essere né accen:- tratrice né dominata dalla burocrazia e che non si dovrà identificare col potere del partito unico ». Quest'ultimo concetto può essere apparso ambiguo a taluno degli astanti,_ ma il segretario generale del P.C.I. se. n'è reso conto ed ha meglio specificato in seguito che 35 B~blioecaginobianco

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