Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

... Bruno Isabella valle. A parte le difficoltà di altra 11atura che posso,no compromettere il raggiungimento di soddisfacenti risultati economici. Dunque, a11che per l'industria petrolchimica 1~ economie di scala sono da perseguirsi e con esse l'integrazione verticale, però, a causa dell'ordine di grandezza degli investimenti, esse si possono realizzare solo in parte ed in maniera non equilibrata. Ci si domanda perciò se non esista altra via da seguire in questo settore. Quanto stiamo per esporre vuole essere un contributo alla ricerca di una risposta a tale quesito. Definiremo l'espedie11te chiave del nostro modello di crescita la « disintegrazione verticale dell'impresa », usando un'espressione presa in prestito da un economista inglese 7 • Per « d·isintegrazione verticale dell'impresa » va intesa la rottura della continuità dello schema produttivo, in mo,do che i diversi stadi di produzione ·siano sotto il controllo non di un'unica impresa, ma di industrie riunite in « comp 1 lessi » di sviluppo aventi i vari processi combinati nella maniera più efficiente. Nell'interno dei « complessi » andrebbe realizzata la dimensione otti1nale (da un punto di vista tecnico, finanziario, manageriale e commerciale) di ogni singolo componente della catena del processo industriale. Così, intorno ad una o più industrie di base, che sfruttino al massimo le economie di scala, dovrebbe sorgere una serie di industrie p·er prodotti intermedi, di dimensioni comprese sempre nel campo di valori ottimi, ed intorno a queste le industrie per i prodotti semifiniti e finiti. Le eco,nojmie cl1e si otterrebbero, realizzando un tale mo·dello, sarebbero di varia natura. Innanzi tutto le economie di scala relative agli impianti base; e poi quelle derivanti dalla dimensione ottima, o comunque più conveniente, delle altre industrie del « complesso». Inoltre, la combinazione delle diverse industrie nel « complesso » consentirebbe una riduzione dei costi delle materie p·rime (per le industrie a valle di quella di base) a causa della minimizzazione dei costi di trasporto e delle condizioni particolarmente favorevoli di ap,provvigionamento e di scambio dei pro·dotti (contratiti a lungo termine, stoccaggi, ecc.). Infine, si renderebbero possibili economie dovute ad una comune utilizzazione dei servizi (energia elettrica, vapore, acqua di refrigerazione, attrezzature per la manutenzio-ne, ecc.) nonché un con·siderevole risparmio su fattori delle « economie esterne ». In co-nc.Jusione il modello del « complesso » industriale petrolchimi~o, nato da un processo di « disintegrazione verticale dell'impresa », dovrebbe consentire di combinare nel modo più efficace i vari processi, 7 E. A. G. Robinson cfr. op. cit., pag. 19. 124 Bibiiotecaginobianco

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