Sara Esposito Innanzitutto bisogna tener presente .che in Italia il fenomeno dell'espansione metropolitana si è manifestato co·n notevole ritardo rispetto ad altri paesi europei che già da temp·o hanno raggiunto un livello eco·nomico e tecnico più avanzato del no,stro. Ancora agli inizi _del secolo, infatti, molte delle maggiori città italiane avevano· la forma -di città « chiuse». Solo dopo l'ultimo conflitto mondiale, il fenomeno dell'urbanesimo assume •un andamento vertiginoso e so·prattutto è solo negli anni cinquanta che, terminato il periodo della ricostruzione, le città straripano dai loro alvei, espandendosi a macchia d'olio e travolgendo i deboli argini della legislazione vigente. Questo, spiega perché nel no,stro paese la prima legge urbanistica, oggi ancora in vigore, sia stata adottata solo nel 1942, in un'epoca, cioè, in cui in altri paesi, in Inghilterra, per esempio, malgrado l'inct1bo della guerra, si preparavano già con lungimiranza i piani urbanistici per la capitale e per il suo territorio. Sul piano teorico l'urbanistica ha com-piuto molti passi in avanti in questi ultimi venti anni. Si è passati, infatti, •dal piano urbano esecutivo a quello territoriale programmatico, il che implica un passaggio della visione urbanistica, prima circoscritta alle sole città, ad aree sen1pre più vaste, tendenti a coincidere con l'estensione delle regioni politico-amministrative. D'altro canto, con il progressivo ampliarsi delle dimensioni del territorio preso in considerazione, si è manifestata la necessità di creare un rapporto di complementarietà con le ,discipline affini che si occupano dello sviluppo urbano. Ma, mentre sul piano scientifico la cultura urbanistica italiana ha compiuto grandi progressi, in pratica la realtà è sconcertante. La pianificazio·ne è fatta dagli urbanisti in posizione ,di svantaggio. Il terreno, che è la base indispensabile per ogni attività di pianificazione, è in realtà una merce costosa e difficile da ottenere. Il fenomeno patologico della rendita fondiaria urbana (differenza tra il valore normale del terreno e il valore che il terreno edificabile assume sul mercato) sottrae il suolo alle leggi della concorrenza, a tutto danno della collettività: sotto l'impulso dell'iniziativa privata le città infatti continuano a crescere in modo difforme e non sono in grado di assolvere, globalmente e in ogni singola zona, in mo,do equilibrato a tutte le funzioni necessarie della vita moderna. Le cause di questo disordine vanno ricercate soprattutto nelle insufficienze della legislazione vigente: sia nel fatto che gli strumenti predisposti dalla legislazione attuale sono in prevalenza passivi (piani di vincolo, più che piani di intervento, più che veri e pro,pri strumenti attivi della trasformazione urbana), sia nelle lacune e nelle contraddizioni che caratterizzano le leggi in questione. La legge del 1942, per esempio, che pure segna una conquista dell'urbanistica m.odema, di,spo-nendo che il •piano generale sia attuato a mezzo di piani partico 1 lareggiati di esecuzione, da redigersi a cura dei comuni, viene minata dalla mancanza di un regolamento di applicazione e dalle sue stesse cqntraddizioni interne. La prima delle quali è rappresentata proprio dall'impossibilità da parte dei comuni di far fronte ovunque alla redazione di piani particolareggiati; impossibilità cl1e ri1nette nelle mani dei privati la direzione del processo di espansione urbana. · 112 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==