Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

I Recensioni De Cesare pubblicò per la prima volta nel suo libro Ron1a e lo Stato clel Papa. La sciarada diceva così: 'Il tre non oltrepassa il n1io primiero, - È l'altro n1olto vasto e molto infido, - Che spesso spesso fa provar l'intiero '. L'intero è 'tremare'. E non si sa se quel giorno debba essere collocato al posto di spesso spesso. Comunque, non si può dire un personaggio tragico un Re che, nell'atto di perdere il trono, si metta serenamente al tavolo, e pigli più serenamente ancora L1na penna per scrivere una sciarada sul verbo tremare». Le parole malevoli del rappresentante di quella pseudocultura che, con ben retribuito entusiasmo, era passata a servizio della « bestia trionfante» sembrano meritevoli di riferimento co,me introduzione alla onorevole menzione di un'opera di diversa, e si deve dire propriamente op,posta, ispirazione: parliamo di un libro sulla sciarada di Papa Mastai dovuto ad un ministro democristiano, Giulio Andreotti. Ma forse pr,ima di parlarne giova ricordare che nelle prime righe del suo libro: La politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto ( 1870-1918), Torino, Ei11audi, 1944 (cl1e « era già stampato nella primavera del 1941 », « ma Benito Mussolini ne i1npedì la pubblicazione », e poté essere pubblicato quando « il disastro nazionale» aveva « liquidato la dittatura fascista», come fu detto in una nota dopo la prefazione datata: « Roma marzo 1941 ») Ivanoe Bonomi scrisse: « Il 20 settembre 1870 l'Italia entrava per la breccia di Porta Pia in Roma. Militarmente un piccolo episodio: alcuni metri di mura demoliti dal cannone, un assalto di bersaglieri, una breve scia di morti e feriti, e poi il dilagare delle tn1ppe italiane nelle vie e nelle piazze della città ormai sgL1arnita di presìdi stranieri. Politicamente, invece, l'episodio raggiungeva i ct1lmini della storia: chiudeva un'epoca e ne dischiudeva un'altra». La « Seconda Roma »., che fu descritta con amore e con profondità di i11dagi11e nonché con documentazione scrupolosa da Silvio Negro, nell'opera così intitolata delle edizioni Hoepli di Milano, dell'anno 1942, quella Roma vivente sotto il regime teocratico, delizia dei viaggiatori romantici, Capitale dello Stato Pontificio e centro del mondo cattolico, il cui ambiente fu descritto più rispetto alla Campagna Romana che rispetto alla città di Roma da Massimo d'Azeglio, artista romantico e patriota, ebbe fine il 20 setten1bre 1870, con « la breccia di Porta Pia ». J ncominciò allora la sua vita la Capitale d'Italia, ed ebbe, purtroppo, inizio un processo di distruzione di opere, di monumenti e di ambienti urbani, che ebbe scarso contrapposto nella conservazione e nella scoperta di monumenti e reliquie del mondo antico secondo la moderna scienza archeologica già all'o,pera negli L1ltimi decenni di vita dello Stato Pontificio: quel processo che è stato descritto nell'opera benemerita di Italo Insolera: Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, Torino, Einaudi, 1962. L'opera nefasta di tutti i governi, massimamente esiziale quella del regime del Mussolini, che fortunatamente restò interrotta dalla giustizia della storia (dopo essere riuscita a consumare lo sco1 ncio della distruzione dei Borghi e dell'im·pianto della ,desolata Via della Conciliazione), ha prodotto rovine così gravi e irreparabili ·che realmente si deve dire che di Roma nella sL1ainconfondibile essenza avanza un residuo, esposto tuttavia 107 B·biiotecaginobianco

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