Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

Dino Cofrancesco - Renato Ferrone Capano più matura riflessione storica, esaminare criticamente i limiti di validità e di ap·plicabilità del principio della bilancia, o di reciprocità. Ma tutto questo sempre tenendo fermo al significato più profondo della massima a lui particolarmente cara: « il fede~alismo è la forma politica dell'umanità» (pag. 575). Dove per federalismo non s'intende solo una lega di Stati, ma soprattutto l'equilibrarsi, nella bilancia della Giustizia di ogni razza, di ogni religione, di ogni classe sociale, in nome di quella Ragione collettiva che, in tre secoli, « ha fatto prevalere il principio è i tolleranza reli,giosa, creato il diritto pubblico e il diritto delle genti, gett,.to, le fondamenta della confederazione euro,pea, proclamato l'eguaglianza davanti alla legge, resa la filosofia tanto sacra quanto la stessa religione » (pag. 765). DINO COFRANCESCO Gli ultimi giorni della "Seconda Roma ,, Un retore che, quale giornalista nazionalista, usava Jo pseudonimo di « Rastignac », Vincenzo Morello, da M11ssolini creato membro del Senato del Regno per la « benemerenza» di aver sempre avversato il Parlamento, scrisse un velenoso libello: Il conflitto dopo la Conciliazione, Milano, Bomp 1 ia11i, 19331, in cui pretendeva rivendicare i « diritti délla nuova civiltà italiana» (pag. 16) dopo la Conciliazione fra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica dell'll febbraio 1929 e il contrasto seguìto, a brevissima distanza dalla pacificazione, fra il regime fascista e la Chiesa a riguardo dell'Azione Cattolica. Il Morello affermava « la necessità di mantenere lo Stato libero da ogni influenza, collaborazione, ausilio, da o,gni contaminazione, inso:rpma, di poteri estranei alla sua sovranità, che deve, sotto ogni forma, rimanere assoluta, per il raggiungimento dei fini sociali ai quali è destinata » (i fini erano ... il tribunale speciale e il razzismo antisemjta con i campi di concentramento e di sterminio). Lo scritto del Morello aveva intonazione stranamente critica, e addirittura assumeva carattere aggressivo verso l'atteggiamento cl1e si era dato il regime fascista rispetto alla Santa Sede. Co,sicché, il compianto Ernesto Rossi, nello scritto fortemente polemico: Il 111-anganello e l'aspersorio, Firenze, Parenti, 1958, ebbe a dichiarare che, per q11ante ricercl1e e riflessio,ni avesse fatte, non era riuscito a rendersi conto del fatto che lo scritto del 1tlorello fosse stato permesso e tollerato da Mussolii1i, onde concluse che quel libello dovesse essere ritenuto una delle innumerevoli incoerenze e contraddizioni dell'uomo Mussolini e del suo regime fascista . .Nel capitolo secondo, jntitolato: « Dalla protesta all'accettazione », Morello scriveva: « È noto che, lo stesso giorno, 20 settembre, dell'entrata degli italiani in Ro1na, Pio IX fissò le sue impressio11i sullo• storico evento della caduta del potere temporale in una sciarada, conservata religiosamente dal suo segretario- particolare, Monsignor [GiL1seppe] Di Bisogno, e che Raffaele 106 Bibiiotecaginobianco

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