I Rece11sioni sparrrùa nemmeno la democrazia. « Siccome essa non perseguì 111ai scrive - il fine di realizzare la Giustizia nell'econon1ia, ma soltanto quello di reprimere l'insolenza dei grandi e moderare lo sfruttan1ento borghese, l'eguaglianza per essa non fu che un mito, la costituzio·ne una ragnatela e solo un impaccio per i suoi avversari, quanto alla politica essa non si è mai allontanata dalla ragion di stato ( ...) La democrazia ha avuto la sua morale da salute pubblica, le sue sospensioni della libertà e della Giustizia, i suoi tribt1nali speciali, le sue leggi del silenzio, le sue epurazioni, il suo terrorismo, i suoi autodafé» (pag. 475). Contro il giacobinismo - di cui, sia detto per ir1ciso, lo stato stalinista non è cl1e una continuazione ed un'esasperazione - occorre, quindi, continuare la· grande rivoluzione girondina, di Clootz, di Lavoisier, di Danton, di Mirabeau ». « La Rivoluzione è il diritto,, la bilancia delle forze, l'uguaglianza. Essa non fa parzialità nei confronti di alct1na cité, di alcuna razza. Essa non ha conquiste da perseguire, nazioni da asservire, allori da cogliere, frontiere da difendere, fortezze da costruire, preponderanza da mantenere» (pag. 574). Ed il teorico del federalismo esemplifica « Due fan1iglie, due città, due province, contrattano su un piede di eguaglianza: ci sono sempre soltanto queste due cose, una equazione e una potenza di collettività» (pag. 762). Un siffatto ordine egualitario e rivoluzionario ha solo la libertà per garanzia. « Se questa Giustizia possiede l'arma della critica, se voi le date per mazziere la discussione quotidiana e universale delle istituzioni e delle idee, dei giudizi e degli atti, la cospirazione non potrà tenere un solo istante. Alla gran luce della controversia, i mostri che lo scetticismo e la tirannia generano saranno costretti a fuggire e a nascondere sotto terra i loro volti ridicoli » (pagg. 762-3). Indubbiamente il quadro storico del Prot1dhon è incon1pleto e quello teorico talora visibilmente ingenuo. Eppure la 11ecessità del garantismo è tutt'altro che priva di attualità, solo che si pensi a S. Don1ingo, a Praga al Vietnam. Si tratta ancora, come cent'anni fa, di trovare un modo per promuovere le autonomie locali, sacrificate alla logica del potere nazionale e internazionale; si tratta di tutelare la vita degli ·stati mediante un sistema federale di reciproche garanzie; si tratta di non lasciare, per .non volere uscire dalle strettoie della realpolitik, che il prezzo dell'alimentazione sia la libertà e quello ,della libertà sia la fame. Pro·n·dhon è stato un grande maestro quando ha insegnato che ogni professione di assolutismo è una mi, 11accia alla libertà e alla convivenza civile, che l'autorità nasce stilla difesa del privilegio e dell'ineguaglianza sociale, che l'uomo non p,uò rinunciare ai suoi sacrosanti diritti nemmeno in nome della società, perché « essere libero per eccellenza, non accetta la società che a condizione di ritrovarcisi libero » (pag. 237); che ogni oppressione da parte dello Stato denuncia un principio funesto a suo fondamento. Occorre· ora sfrondare il suo pensiero dalle ingenuità illuministiche, ripensare il suo umanesimo alla luce di una 105 Bibiiotecag inobianco
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