Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

I Recensioni cità, che è in lui radicale, conseguente, irriducibile. Essa si fonda su una concezione realistica degli individui e dei gruppi che Proudhon sintetizza felicemente. « Qualsiasi essere - spiega - per il solo fatto di esistere, di essere una realtà, non un fantasma, possiede in sé, a un qualunque grado, la facoltà o proprietà, dal momento in cui si trova in presenza di altri esseri, di attirare e di essere attirato, di agire, di produrre, almeno di resistere, con la sua inerzia, alle influenze esterne. Questa facoltà o proprietà si cl1iama forza (...) La forza è inerente, immanente all'essere; è il suo attributo essenziale, il solo che te timonia la sua realtà. TogUete l'attrazione, non siamo piì1 sicuri dell'esistenza dei corpi. Orbene, gli individui non sono i soli ad essere dotati di forza; le collettività hann.o anch'esse la loro. Per .11onparlare qui che delle collettività umane, supponiamo che degli individui, numero'Si quanto si vuole, in qualunque modo e con qualunque scopo riuniscano le loro forze, la risultante di queste forze agglomerate, che non bisogna confondere con la loro somma, costitt1isce la forza o potenza del gruppo» (pag. 545). Ma non solo l'incontro delle forze dà lt1ogo ad 11na forza superiore alla semplice somma delle singole individualità, cl1é anche l'incontro di più opinioni dà luogo ad una verità superiore alla somma delle singole opinioni, anche se non è n1.llla di metafisico e di trascendente. Due o piì1 uomini, cioè, no11 s'incontrano in virtù di un concetto che trascende tutti - come, ad es., nella dialogicità dello spiritualismo cattolico -: « qua11do due o piì1 11omini sono chiamati a pronunciarsi contraddittoriamente su un problema - scrive Prot1dhon - sia dell'ordine naturale, sia e a più forte ragione dell'ordjne tm1ano, dall'eliminazione della loro soggettività - cioè dell'assoluto che l'io afferma e rappresenta - ... risulta un modo di vedere comune, che non rassomiglia più affatto, né per la forma né per la sostanza, a quello che senza questo dibattito, sarebbe stato jl loro modo di pensare individ1..1ale» (pag. 757). Su queste fondamenta e li costruisce una critica del concetto di autorità, le cuj esigenze di fondo restano sempre vive ed attuali. « Quale che sia jl potere dell'essere collettivo - afferma - esso non costituisce agli occl1i del cjttadino una sovranità: tanto varrebbe quasi dire che 1.1namacchina nella qt1ale girano centomila fusi, è il sovrano delle centomila filatrici cbc essa riunisce» (pag. 559). In una società libera in cui ad ognuno tocchj in ragione diretta al suo prodotto ( « se è una conseguenza della Git1stizia il fatto che il salario sia eguale al prodotto, un'altra è che quando due prodotti non simili devono essere scambiati, lo scambjo debba farsi in ragione dei valori rispettivi, cioè delle spese che ciascun prodotto comporta. Per spese cli produzione o prezzo· di costo, si intende in generale la spesa in a~- trezzi o materie prime, il consumo personale del produttore, più un premio per gli accidenti ed i non valori, di cui è seminata la sua carriera: malattie, vecchiaia, paternità, disoccupazione, ecc. » (pag. 366); in una società in cui la terra spetti a chi la coltiva, la professione a chi l'esercita, il capitale a colui che l'impiega, il prodotto al produttore, il beneficio della forza collet103 Bibliotecag1nobianco

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