Dino Cofrancesco testa » radicalmente la società dei don Rodrigo ( « La farò io la Giustizia, io! ») risponde, per bocca di frà Cristoforo, che il suo proposito è empio e che solo ad Uno è dato far giustizia ( « Che! tu andavi in cerca d'amici. .. quali amici!... che non t'avrebbero potuto ai~tare, neppure volendolo! E cercavi di perdere Quel solo che lo può e lo vuole »). Ed è proprio a questo atteggiamento che Proudhon - ab-bia letto o no . « I Promessi Sposi» - vuol rispondere una volta per sempre. « J_Jadignità dell'uomo - proclama - è una qualità altera, assoluta, insofferente di qualsiasi dipendenza e di qualsiasi legge che tende alla denominazio11e degli altri e all'assorbimento del mondo ( ...) IJa tendenza dell't1omo all'appropriazione è come la dignità da cui essa deriva, assoluta e senza limiti ». Per questo la Giustizia - che è di questo mondo e lo governa, malgrado le intemperanze umane, il vizio, la tirannide - è « rispetto delle persone, ug11ale e reciproco, qualunque co1sa ciò costi alle antip,atie, alle gelo,sie e alle rivalità, all'opposizione delle idee e degli interessi ( ...) Rispetto delle proprietà e degli interessi uguale e reciproco, alle condizioni poste dalla legge e qualunque cosa ciò costi all'invidia, all'avarizia, alla pigrizia all'incapacità (pagg. 129130). All'uomo della Restaurazione postquarantottesca, 1nite e timoroso, Proudhon dichiara, con tono di sfida, « L't1omo è migliore di Dio » (pag. 426) e la Giustiziai, che lo anima, « è l'asse della società, la ragione prin1a ed ultin1a dell'universo» (pag. 162); e gli propone il vangelo della terra « Ricordatevi, mattino e sera, che la gloria dell'uomo sulla terra è di essere sufficiente a se stesso; che voi possedete in voi stessi tutte le condizioni della virtù e della felicità » (pag. 263). Questo sentimento della propria dignità, con il conseguente rispetto del suo simile, non è per il francese che il riflesso nell'uomo di una legge un.iversale. « La società - scrive - come il sistema planetario, non ha bisogno di ricarica; il movimento le è dato, e il suo, equilibrio è assicurato per l'eternità. Tutto ciò che essa ci chiede è di camminare con lei, cioè di lavorare e di praticare la Giustizia » (pag. 407). L'immanentismo, in tal modo riceve una fondazione cosmica ed al suo interno il senso metafisico del li• mite diviene un problema privo di senso: 1.1ltimo è più coerente risultato di una rivolta che data dalla pubblicazione del Discorso sul metodo. Comt1nque, pur preso atto di questo fondo storico, si tratta di premesse filo·sofiche, che lasciano il lettore d'oggi per Io meno agnostico - anche se qualche tratto ha della genialità (si pensi alla felice intuizione pragmatistica, sintetizzata nella formula ·« l'idea, con le sue categorie, nasce dall'azione e deve ritornare all'azione, pena la decadenza dell'agente» (pag. 670) - e che, tutt'al più, servono come humus emotivo, per quello che è il vero, fondamentale, problema del Proudhon: la libertà e le sue garanzie. E qui che va cercata la sconcertante attualità di questo grande capo anarchico che, in un mondo diviso dai blocchi e sacrificato alla lo·gica del potere che ne deriva - quella che egli chiama, con espressione tradizionale, la « ragion di Stato » - ancora ha molto da insegnare, a partire dalla fede nella dialo•gi102 -- Bibiiotecaginobianco
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