Nord e Sud - anno XV - n. 106 - ottobre 1968

Cloodio C. Corduas co11sumo, perché sotto 1 posti come tutti alle sollecitazioni del sistema, e frustrati sul piano del potere, cioè nel co,mplesso, irresponsabili come li desidera la classe imprenditoriale. Le minoranze di operai insoddisfatti e velleitariamente rivoluzionari giustificheranno poi agli occhi della società civile lo stato di soggezione in cui viene tenuta la restante massa operaia. Un avvicinamento tra le componenti interessate alla gestione della azienda dovrebbe nascere dai fatti, per la sostanziale identità di problemi ed esigenze che, nel campo del contro 1llo sull'o,perato dell'an1ministrazione aziendale, si presentano alla maggio,ranza degli azionisti, agli operai ed al potere pubblico. Sarebbe opportuno, pertanto, che la riforma delle società per azio.ni non si fermasse alla difesa della massa degli azionisti, ma considerasse la più vasta co1 mposizio,ne degli i11teressi che oggi ruotano intorno a queste aziende. Un impegno politico in tal senso troverà terreno fertile nella visione organica degli interventi che la politica di piano dovrebbe imporre al legislatore. La volontà politica democratica resta, tuttavia, l'anello pii1 debole di quella concatenazione di fatti che do,vrebbero condurre alla partecipazione operaia. Le vo1lo·ntà politiche mancano, avvolte co,me sono nel torpore di chi subisce ed in realtà considera ineluttabile il sistema in . . cui vive. Gli studenti con la loro rivolta hanno scosso il mondo. politico e, questo è grave, solo con essa gli hanno· potuto far prendere coiscienza della gravità della crisi universitaria. Sarà necessaria una simile rivolta anche nelle fabbriche? Gli ambienti progressisti devono prendere coscienza che, se si giungerà ad un tale punto di tensione, la conseguente rottura degli equilibri sociali si svo1gerà a tutto dan110 degli 01 perai. Essi, infatti, per esperienza storica, sono ben più espo,sti degli studenti alla violenza della rappresaglia poliziesca. A questo punto ogni soluzio,ne politica sarà possibile. Reazione e rivoluzione si sco·ntreranno a tutto danno della democrazia, soprattutto perché nel blocco in cui vive il nostro paese è ben più probabile - e la Grecia e poi la Francia lo attestano - una vittoria della reazione che non quella della rivolu- . z1one. Come è necessario evitare q11esto scontro finale nell'Università, così è ancora più necessario evitare che esso avvenga nelle fabbriche. La parola è oggi ai politici democratici e progressisti che potrebbero ritrovare nell'imp·egno per la partecipazione studentesca e operaia il contatto, con la classe lavoratrice che pare sempre più distaccarsi da scelte politiche democratiche. CLAUDIO C. CORDUAS 98 Bibiiotecaginobianco

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