.. Il Movimento stitdentesco e le Facoltà di Architettura e mai di doveri, si denunzia l'autoritarismo, ma si tace dell'autorita poiché, appunto, il riconoscerla implicherebbe immediatamente il riconoscimento della sincrona reciprocità fra il concetto di diritto e quello di dovere. Tutto questo - sembra superfluo doverlo spiegare - non esclude che spetti anche agli studenti di esercitare un'autorità attraverso la loro rappresentanza nel governo dell'Università; rappresentanza che, per ora, viene ostacolata dal proposito di delegare ogni potere alle deliberazioni dell'assemblea, ma che non potrà mancare di attuarsi quando nuovi ordinamenti saranno stati adottati. Oggi, intanto, i docenti hanno il compito di esprimere le loro determinazioni in rapporto alle loro funzioni. Ora, al limite, le vie da seguire sono soltanto due: o sforzarsi di operare una progressiva riforma dall'interno delle attuali strutture, e qt1indi continuare a svolgere la propria funzione, o dimettersi ed aderire senza riserve ai propositi del Movimento studentesco, il cui scopo dichiarato e quello gia detto. Il dilemma non è stato abbastanza chiarito, ma deve pur esserlo se si vogliono davvero evitare deplorevoli ambiguità ed ulteriori incertezze. Sta di fatto che, proprio per l'assenza di un simile chiarimento, la condotta di molti docenti di architettura può, a ragione, essere apparsa a1nbigua e può continuare ad apparire tale. Ciò, si badi bene, risulta provato da un comportamento per il quale non si sa fino a qual punto sia legittimo parlare di comprensione e di benevolenza, e non piuttosto di un'ambiguità indirizzata allo scopo di riuscire graditi ai giovani contestatarii e passare quindi per progressisti che non si lasciano scavalcare a sinistra. In tal senso va riconosciuto che la condotta di alcuni docenti, presso alcune Facoltà, è stata tale da meritare che alla loro colpevole acquiescenza - quale è stata, ad esempio, quella di regalare gli esa111-i - abbia fatto seguito l'ingrato e pur giusto dileggio degli studenti. E ciò appare tanto più tipico se si pensa che, a farsi alfieri della « contestazione globale » sono stati proprio quei docenti la cui attività professionale sta a documentare gli ottimi rappo,rti che essi hanno mantenuto e continuano a mantenere con i poteri da « contestare ». Certo, essere considerati come perfetti « sinistri » e guadagnare molti quattrini, è una gran tentazione; ma il cedere ad essa comporta appunto il rischio di qualche grave squalifica; anche se ciò non· basta ad intaccare glii interessi di una società che, per essere repressiva e quantificatrice, resta del tutto indifferente alle esigenze della « qualificazione ». Ir1 senso ·generale, l'aspirazione piì1 legittima e originale che si sia manifestata negli attuali propositi di rinnovamento dell'Università, mi 97 BibliotecaGino Bianco
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