Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

Sergio Antonucci proprio di là, da quelle poche parole che avevo detto alla fine, Uì1 discorso che tenesse conto, co1 me fatto fon,damentale e determinante, del grande mutamento psico-sociologico,, cu-Jturale, di costume, _in atto fra i giovani, sul quale avviare lo· situ,dio di una politica nuova che· le aziende - ma di.cia1no anche gli entii pubb,1ici, le am1ninistrazioni, gli o,rganismi culturali e di informazione, ecc. - debbono essere pronti a considerare nei loro confronti. Al termine della discussione mi rendevo conto che o,gni previsione aziendale che in ft1turo si debba avere a che fare con giovani « un p::>' diversi », ed ogni buona disp1osizione di tipo paterinalistico ad un approccio p'iù libero ed aperto, restano molto al di qua della realtà umana cJ1e il mondo aziendale - e non so:lo aziendale - deve essere pronto ad affrontare. Queste impressioni, del resto, si integravano, completandole, con quelle che già da qualche tempo avevo cominciato a ricavare dalla mia quotidi'.a11a esp,erienza di i11terviste -con giovani laureati. La sensazion.e cioè che, già o,ra e ancor più nei p,rossimi anni, i giovani in gamb·a saranno pii.1 preparati, ma anche più aggressiv,i, viivaci, ·anticonformisti, dotat,i di acuto e spregiudicato senso· critico, portati a concepire la poropria vita e la propria attività in maniera molto più autono,ma, responsabHie e •democratica, ed insofferenti della mentalità burocratica, dogmatica, « routiniera » ed ancorata al mito della « gavetta », che pesa ancora tanto sulla n·ostra società. S,empre più difficile trovarne che siano del tutto « convii1ti », adattabili, « aziendabilizzabili », che non espvimano una visione critic1a, t,alvolta aspra, polemica -ed aggressiva, che non vogLiano· esaminare le ,p;rospettive di lavoro ed inserimento molto più a fondo di quanto uno non riesoa a fare in uno o più co1'loqui di selezione. Un b-isogno di rendersi conto, di saipere, di capire - che ora quasi ci stupisce, ma è quarnto di più ovviio e giusto ci si dovrebbe aspett 1 are da qualunque essere t1m1ano. Ma ecco qualcl1e esempio dei quesiti posti dagli studenti. Si trattava di studenti del 2° e 3° anrro, ed è da tener presente che a Geno,va il movimento ha avuto m.eno vigore che ·altro,ve, e che le facoltà di Economia, dn generale, sono ritenute fra le meno vivaci e più « integrate»: - In che misura l'introduzione dei calcolatori elettronici nell'industria potrà -influire sull'accentramento - o invece sul decentramento - del potere decisionale, ed a qua1i. ,livelli (discorso agganciato al pro,blema della responsabilizza~ione ·dei laureati nell'i11dust1ia, ed a quello di una democrazia sostanziale n·el paese e nelle comt1nità ...). - L'aZJienda afferm1 a di aver b-isogno di elementi brillanti, vivaci, dotati di · buone personalità, ecc. (quelli cioè che io avevo descritti come i requisiti essenziali che le aziende cercan,o nei giovani laureati)... Non tende invece, forse inconsapevolmente, ad individui conformisti, diligenti, ossequiosi, condizioné\bili, escludendo coloro che p·otrebbero mettere in crisi il sristema e capovolgere le po1 sàzioni di p·otere del top 111,anagement... ? - Come viene sanat 1 a la contraddizion.e f:ria la ricerca di giovani briillanti, ecc. e la perdurante convinzione della necessità di lunghi t~aining, con successioni di compiti modesti e spesso avvilenti, « per imparare »? 60 BibliòtecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==