Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

.. Giornale a più voci evidentemente loro primo requisito l'attività di in~segn-amento svolta con regolarità. Di fatto, la presenza in molte commissioni di universitari seriamente impegnati a stabilii.re un ponte e una comunicazione tra l'istruzione superiore e quella media, di cui desiderano sinceramente seguire da vicino l'attività, è un fatto altamente positivo, specie nella situazione odierna, in cui non vi è più tra queste una netta separazione; e le vicende dei movimenti studentesclti sono molto indicative al riguardo. Ma a troppe co·mmissioni ancora sono preposti « liberi docenti >> che sono in realtà liberi professionisti, lontani ormai dall'Università e da ogni forn1a di insegnamento. Si sa, infatti, che in certe attiv.ità, come ad esempio la medicina o l'ingegneria, la libera docenza è titolo più professionale che accademico.· Essi, p•urtroppo, hanno pochissima dimestichezza con la scuola, e soprattutto con le sue più recenti istanze, verso le quali spesso assumono posizioni p(reco·ncette e retrive. Taluni di loro, poi, borbonicamente considerano gli esami una specie di canonicato e appaiono del tutto indifferenti alle ordinanze e alle avvertenze ministeriali, numerose e inascoltate alle sedute « con la loro effettiva e continua presenza », che sola, insieme col « prestigio personale dato anche dalla cultura », giustifica l'istituto della presidenza nella sua funzione coordinatrice e moderatrice . . Qualora i presidenti si rendessero reperibili in una base più vasta, le carenze dell'attuale sistema si eliminerebbero da sole. Il lavoro delle commissioni ·d'esame è anche notevolmente appesantito dal problema dei « 111.embri aggregati », docenti che partecipano soltanto a una parte dei lavori, e vengono convocati dal presidente solo il giorno d'inizio degli orali, con tutto un inevitabile corredo di complicazd.oni, difficoltà di reperimento, talora clientelismi. Ad esemp 1 io, alla fine del liceo classico, benché in esso l'Educazione fisica non sia, come è invece nell'istituto magistrale, materia professionale, in virtù della legge fascista del 14 novembre 1941, n. 1361 (solo parzialmente abrogata col D.L. 1. 7 settembre 1945, n. 816) si sostengono· anche esami di questa disciplina, utilissima per la formazione complessiva dell'individuo, ma a dir poco superflua per giudicare la maturità. Ora, per quanta impopolarità possa incontrare in una benemerita categoria l'abolizione di questa prova, è una questione che va seriamente affrontata. Anche ai p·rofessori di Storia dell'arte viene riservata la posizione subordinata di « aggregati», alla quale essi si ribellano. Nel frattempo, in attesa di una regolamentazione che sperano li tolga da questa situazione, le loro associazioni sindacali chiedono ogni anno che i p·residenti delle commissioni facciano uso delle loro facoltà discrezionali per trattenerli durante tutto lo svolgimento delle prove, compresi gli scrutinii, in deroga ad una disposizione più generale che li esclude da questa fase del lavoro d'esame. Tuttavia,. accettando tali istanze obiettivamente legittime, le commissioni rischiano di diventare pletoriche e troppo costose, senza per questo accertare meglio le effettive capacità e, soprattutto, il com,plessiv~ svilup•po della personalità del candidato. D'altra parte, si decida o no di riproporre la possibilità di materie 55 BibliotecaGino Bianco

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