Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

Adriana Bich 3.312, ossia il 76,4%. È una percentuale notevolmente bassa, specie rispetto al conseguito vantaggio di poter svolgere le prove nella propria sede abituale, in paragone ,della situazio11e che, nello stesso anno, presentava la scuola pubblica. In q·uesta furono esaminati 15.224 alunni interni, di cui 12.633, ossia circa 1'83,0% furono p·romo,ssi. A danno della scuola privata giocò allora, forse, un atteggiamento polemico, da parte degli esaminatori statali, esasperati anche dalla ordinanza ministeriale del 3 maggio 1947, co•n la quale si ammettevano ben due membri dell'istituto di provenienza dei candidati nella commissione, alla pari con i quattro commissari governativi. Ma, con molta probabilità, la ragio11e di questi risultati scadenti va ricercata nel fatto che, raggiunto un tale grosso successo politico, molti gestori credettero che il p-iù fosse fatto e trascurarono il resto, p·resentando gli alunni in gravi condizioni di impreparazione. Si è già visto che oggi il divario fra le due scuole è diminuito. Probabilmente a s.p1 iegame il perché v·aile tanto la tesi d,egli ottimisti, i quali rilevano che la scuola p1 rivata, dal costa,nte confronto co,n quella p·ubblica, spesso addir.ittura all'interno della stessa commi•ssione di maturità, ba dovuto per forza- qualificarsi ed eliminare le carenze più macroscopiche; quanto quella ·dei pessimisti, i quali affermano che in tali, spesso appiarenti condizioni di parità, si è abbassato, nel paragone, anche il livello della scuola pubblica. Per questi ultimi motivi, molti ancora desiderereb·bero la totale abolizione degli esami, ma questa possibilità sembra notevolmente remota, sia perché essi rispondono ad un p·reciso dettato costituzionale, sia perché l'andamento complessivo della politica scolastica tende all'o·pposto, tanto 1 che so•no state regolamentate in questo senso anche le prove di licenza media, con commissio,ni almeno parzialmente pro•vententi da altri istituti. D'alt,ra parte, l'esame finale rimane di fatto l'unico co1 ntro1lo valido st1lla scuola privata. E che lo Stato, che attraverso i suoi docenti in veste di commissari, usi, ma non abusi, di questo potere, con1e dimostrano i dati statistici precedentemente citati, indica la serietà delle prove e il senso di responsabilità del complesso degli esaminatori. Da quanto detto finora, appare chiaro cl1e va affermandosi il concetto dell'esame come serena con1clus.ione di una ardi.nata carriera sco1 lastica, come verifica di un « curriculum » effettivamente e consapevolmente percorso. La giusta o-pinione, però, che per accertare una maturità davvero raggiunta non occorre una conoscenza, per forza di cose in gran ·parte mnemonica, di più o meno tutto lo scibile umano, non dovrebbe limitarsi al « taglio », da tempo avvenuto, di molta parte del pletorico, programma originario, lasciando intatti altri schemi e altre strutture. Invero, allo sco·po di rinnovarlo più intimamente, l'esame è impostato in modo da dar peso tanto ai risultati delle prove, quanto a quelli dell'intero anno scolastico, questi ultimi, come è ovvio, esclusivamente a favore ·del candidato. Si rico,rdi, a questo p,unto, che nell'ordinamento degli studi, la scuola statale è il mo1 dello unico, tanto che la massima aspi,razione della scuola 52 BibliotecaGino Bianco

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