I ·' .. Giornale a piiì voci è ancora intatta grazie alla sua inaccessibilità ed alla sua scarsa co1nmerciabilità; ma ora sono in vista attaccl1i da parte di un'impresa loca~e che attende di allungare ·le mani su un incantevole tratto di costa per « valorizzarlo» come già sono state « valorizzate » San Montano e Marina del,la Lobra. La Sezione Sorrentina ,di « Italia Nostria », sempre più isolata nel·la difesa del panorama e nella denuncia degli ab,usi, ha redatto addirittura una « scheda anagrafica » dei maggiori dann,i arrecati e del1 le più gravi minacce che incombono; spesso, con manifesti, ·pubblicazioni, appelli, ha sollecitato, ma invano, la mobilitazione delle forze politiche e culturali più avanzate della Cam,pania in difesa di quei tratti di paesaggio (e so,no anco,ra molti) che gli imprenditori edili non ancora hanno definitivamente compromesso. In particolare « Italia Nostra», p•resieduta dall'ing. Mar.io Maresca, ha promosso fin dal 1964 un « Piano di 1nassìn1,aper lo sviluppo del comprensorio turistico della Penisola sorrentù1a » diviso in due parti: quella economicoterritor.iale, del dott. Angerio Filangieri, e quella urbanistica, dell'arch. Bernardo Rossi Doria; nella primavera del 1967 ha, poi, redatto e portato a conoscenza delle autorjtà responsabili un'ampia e documentata « Nota sull'assetto territoriale urbanistico e paesistico della Penisola sorrentina». In questo documento si denunciano i tre aspetti di fo,ndo del declassamento paesaggi 1stico: l'espansione edilizia di tipo urbano; il blocco delle coste e l'occupazione delle posizioni panoramiche; la svalutazione delle zone collinari. Nell'invocare una « inimediata e valida disciplina dell'uso del sitolo », si afferma tra l'altro: « Che in un co1nprensorio turistico, di quelli che la Cassa per il Mezzogiorno definisce niaturi, si sia ancora oggi sprovvisti di qualsiasi norma di piano regolatore o JJaesistico, è un fatto estre1na111ente grave. È impensabile, prosegue la Nota, che la Cassa stessa si accinga a ·nuovi interventi in questo territorio senza che si sia prima provveduto· a mettere in funzione questi strumenti ». Ormai, la saldatura dei sei comuni sorrentini è h1 atto: Vico Equense, Meta, Piano, Sant'Agnello, Sorrento e Mas,salubrense si susseguono lungo la penisola senza soluzione di continuità: gli edifici, uguali nello squallore di una rozza architettura, si spingo110 pericolosamente verso la linea di costa, penetrano con p,repotenza nell'entroterra e aggrediscono le dorsali delle colline; oggi lungo molti degli iti11erari turistici più esaltati, in p1 assato, dalle guide e dai baedeker, no,n è impro,bab.ile incontra.re, al posto ,delle rinomate attrattive naturali, i segni dolenti di un'azione vandalica. Il fenomeno degli anni sessanta (urbanizzazione accelerata e non controllata) non semb,ra avere, almeno a tempo breve, una prospettiva di inversione di tendenza: le amministrazioni locali, oltre ad essere deboli politicamente _. nel senso che non riescono a tutelare un patrimonio di inestimabile valore nell'inte-· resse della collettività e nel sen·so che sono sostanzialmente incapaci di resistere alla pressione di p,articolari interessi, rappresentati dal,le forze politiche più arretrate della Regione - di•spongono. di regolamenti edilizi arcaici; la Sovrintendenza ai monumenti è addirittura latitante. Di fronte alle scadenze del~a Legge-Ponte urbanistica, i comuni sono pressoché insolventi, 43 ·BibliotecaGino Bianco
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