I Gior11ale a più voci accaparramento dei suoli migliori lungo la costa e sulle dorsali delle colline avendo un unico obiettivo: la speculazione edilizia. Così su soli 72 chilometri quadrati di superficie, quant'è la penisola sorrentina, sii continua a costruire dai quattro ai cinque mila vani all'anno. Gli ultimi quattro anni, soprattutto, hanno vi1 sto una maggiore intensificazione dell'attività edilizia; sono stati gli anni del boom co1 incidente col desi 1 derio - ·da parte di molti dei 1 circa tre milionri di abitanti insediati nell'area che si stende da Napoli a Salerno - della casa sUJl mare e del~e vacanze organizzate. Ma sono stati anche gli anni in oui qualche urbanista poco illum:inato - alcuni tra quel1li che ritengono di poter « mettere le mani» su o·gni cosa - ha pensato, che la penisola potesse essere ,convertita, da zona ad altissimo interesse turistico, a zona residenziale urbana. Si è ragionato, ·cioè, molto semplioisticamente sul tipo di sviluppo più consono alle caratteristiche economico--soc.iali della penisola. Questo tipo di svi•luppo non poteva certo essere rappresentato dall'edilizia, ma da una maggiore qualificazione dell'industria del forestiero. « Il turismo, ha scritto Angerio Filangieri (Un piano per la penisola sorren.tina, « Nord e Sud», aprile 1967), ha una via sicura apertla avanti a sé: perché trae profitto dall'unica, importante risorsa locale, che è costituita appunto dalle eccezionali ricchezze paesistiche e dalle possibilità di soggiorno di tipo marino e collinare che ad esse si accompagnano; perché, se attuata nel rispetto delle risorse paesistiche, balneari e ricreative in genere, quest'attività ha ancora un forte margine di espansione, e soprattutto perché puo vedersi prolungata per un te1npo futuro praticamente illimitato; perché questo 11a1110di attività si presta meglio di qualsiasi altro ad ìntegrarsi con l'agricoltura, con l'artigianato e con le attività marinare, con1e pure a 1noltiplicare le attività terziarie. « L'edilizia, invece, anche se fosse lasciata al libero gioco delle sue forze, è destinata a declinare, come fonte di reddito, nel giro di non niolti arini, per effetto dell'esaurirsi dei suoli migliori, nonché per l'inevitabile declassamento turistico 1 del comprensorio· che l'edilizia stessa produrrà con la continua erosione del patrimonio paesistico, col ridurre la ricettività delle coste e col raggiitngimento di densità itrbanistiche incompatibili co11 lo sviluppo turistico. Fra il 1951 ed il 1964 il patrimonio edilizio si è all'incirca raddoppiato, raggiungendo u11,aconsistenza valutabile di 53.000 stanze. Ad un tasso annuo di sviluppo di 2.300 stanze, pari a circa 4.000 vani, si dovrebbe essere oggi non, lontani dalle 57.000 sta1ize; e non vi e chi non veda le conseguenze di uno sviluppo di queste proporzioni su un territorio tanto ristretto soptattutto quando esso avviene - come fino ad oggi è stato _. sen.za la guida di alcun pian.o regolatore e paesistico ». Non doveva esse:rci dilemma, dunque, né contrapp,osizione tra attività turistica e attività edilrizia; ma qualch·e urbanista poco illuminato·, come dicevamo, ha voluto lo stesso portare avanti la folle operazione di trasfoTmare la penisola sorrentina in una « città satellite » dii Nap,oli, pur avendo già in Fuorigrotta, nel Vomero e nel rione Carità l'agghiacciante immagine finale. E non a caso citiamo questi t1 re esem1 pi allucin!an1Ji di urbanizzazione: 41 BibliotecaGino Bianco
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