Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

.. Note della Redazione contro il sistema, nel suo isolaniento ai margini di un velleitario massimalismo, nel suo fallimento nella solita pretesa dell'infantilismo di sinistra, di fare la rivoluzione quando non ci so1io le condizioni per fare la rivoluzione; si augurino insomma che gli studenti provochino con azioni esasperate reazioni incontrollate ed incontrollabili del potere politico (la vendetta di Cesare) e della pubblica opinione (la mobilitazione delle pau,re, come in Francia). La verità è che questi ambienti ritengono che tutto possa risolversi per il meglio, con una repressione cui si pensa molto, anche se e quando se ne parla poco. Sulla base di questa considérazione, si può anche constatare che coloro i quali sottovalutano le n1otivazioni ideali del movimento studentesco e coloro i quali sopravvalutano le occasioni rivoluzionarie create dal movimento studentesco sono, gli uni e gli altri, ùnpegnati verso uno stesso obiettivo: portare la situazione ad itn grado di temperatura che non consenta più le soluzioni democratiche. I secondi pensano che poi vincerebbe la rivoluzione, i primi che poi vincerebbe la reazione; 1na intanto sono tutti interessati a spingere il niovimento studentesco, eccitandolo gli uni, esasperandolo gli altri, verso il niassimo possibile di radicalizzazione politica. Questa diagnosi resterebbe in.completa quando 11-ondicessimo anche chi sia, a nostro giudizio, il favo rito dello scontro finale, se nialaugurataniente allo scontro finale si dovesse arrivare. Ma noi lo abbia1no già scritto, un mese prima delle elezioni francesi, nel numero di giugno della rivista. Noi abbiamo affermato, cioè, che l'esp·erienza storica e l'an,alisi politica inducono a ritenere che nelle nostre società industriali ci sono prospettive politiche per la sinistra di governo, per la sinistra che vuole niodificare il cosiddetto sistenia, ma non ci sono prospettive politiche, e 1neno che niai prospettive rivoltlzionarie, per la sinistra di protesta, per la sinistra che vuole rovesciare il cosiddetto sistema. Di qui allora il co1npleta1nento della nostra diagnosi: si illudono coloro i quali pensano che sia possibile, attraverso la ulteriore radicalizzazìonB del movimento studentesco, fare quella rivoluzione che essi, delusi così dal revisionisnio o dal tatticis1110 dei comunisti come dai cedimenti opportunistici delle socialden1ocrazie, sognano ancora di poter vivere, e di veder trionfare, se non più all'insegna del sole dell'avvenire, alle insegne delle bandiere studentesche, rosse e nere; mentre non si illudono affatto coloro i quali cupamente si augurano che un'ulteriore radicalizzazione del movimento stu, dentesco possa fornire sufficienti pretesti per una repressione dello stesso 1noviniento studentesco e per modificare sì il cosiddetto sistema, ma in senso . . reazionario. Su questa diagnosi dovrebbero rifiettere, finché sono in tempo per farl9, gli stati maggiori del movi1nento studentesco. È augurabile che tali stati maggiori si presentino in autu1ino su posizioni meno velleitarie di quelle che hanno coperto a niaggio; e che allora hanno anche avuto il valore positivo della provocazione necessaria, del ricorso alle· forme più spinte di agitazione per sgretolaré il muro di indifferenza che alle rivendicazioni studentesche era 35 Bi.bliotecaGino Bianco

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