Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

.. Dall'« opulenza» al benessere Anche più decisamente fu respinta, addirittura con oltraggiosa irrisione, non solo la pro,posta di misure tendenti a contenere l'esplosione demografica, ma la semplice constatazione che l'esplosione demografica ostacola il raggiungimento della piena occupazione, rallenta il processo di sviluppo e contribuisce a deprimere la condizione operaia. Da questo punto di vista la società italiana è indietro non solo, come è ovvio, ai paesi pienamente sviluppati, ma anche alla maggior parte dei paesi sottosviluppati. Nello stesso tempo l'accrescin1ento delle spese pubbliche, di dubbia produttività e comunque di non dimostrata priorità (e comunque, anche se c'era priorità in confronto a dati consumi privati, c'erano indubbiamente spese pubbliche di priorità molto inferiore da comprimere prima di accrescere la pressio.ne fiscale) è stato presentato e, probabilmente, è stato anche sentito, come una misura per sé stessa egualitaria. Questa conclusione è stata almeno affrettata: solo a livello di in1pressione si è presunto che tutta la spesa pubblica addizionale fosse destinata a consumi pubblici destinati prevalentemente al benessere delle classi popolari, e che tutta o quasi tutta l'imposizione fiscale addizionale incidesse su redditi elevati. In realtà, nessuna delle due jpotesi è evidente. Un'eventuale dimostrazione della tesi così presunta richiederebbe ricerche approfondite, che non risulta siano state tentate. È innegabile che anche spese che immediatamente favoriscono categorie a reddito elevato e medio (p. es. le spese per l'istruzione superiore) in lungo periodo hanno un notevole effetto di « diffusione » ( usando questo termine per analogia alla diffusione dell'imposta) ma, con tutto ciò, 110n è affatto dimostrato che l'effetto netto di tali spese vada nel senso di una maggiore eguaglianza. Lo stesso potrebbe dirsi, p.es., per gra11 parte delle spese per l'edilizia sovvenzionata, che assumono la sovvenzione pubblica all'investimento edilizio di categorie a reddito medio e anche abbastanza elevato. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi largamente, e per ogni gruppo di spesa si potrebbe calcolare la diffusione. D'altra parte dato il sistema fiscale esistente, non è affatto dimostrato che un aumento della pressione fiscale incida in misura proporzionalmente superiore sui redditi elevati. Anche nell'ipotesi (che a prima vista non sembra verisimile) di imposte che incidono esclusivamente sugli utili aziendali (che sono cosa ben diversa dai redditi personali d~gli imprenditori 27 ) non si può 27 È chiaro infatti che anche imposte che de jure colpiscono i redditi personali operano in realtà come imposte sugli utili aziendali, dato che, se si assume che 127 Biblioteca Gino Bianco

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