Dalf «opulenza» al benessere sono molto meno radicati che negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale 18 , e dall'altra, in assenza di un forte potere contrattuale dei lavoratori, i gruppi dominanti non sono costretti a porsi, o ancl1e ad accogliere, l'obiettivo della massima occupazione. Oggi, l'immobilismo, la dipendenza, la stagnazione e la degenerazione delle società sottosviluppate presuppongono una forte disoccupazione permanente e anzi l'imposizione (e la relativa accettazione) come normale di una sottoccupazione diffusa e in vario modo nascosta. Le tesi che tendono a far ritenere « tollerabile » tale disoccupazione contribuiscono a ostacolare l'avvento di una società moderna e questo, anche se non è certo nelle intenzioni di J. K. Galbraith, corrisponde chiaramente agli obiettivi (e almeno alle tendenze, se non sempre alle intenzioni consapevoli) di vecchie classi privilegiate, organicamente ostili al progresso, e di nuove classi privilegiate che hanno già ottenuto il progresso che a loro conviene 19 • Ci si deve domandare fino a che punto corrisponda alle stesse condizioni degli Stati Uniti di oggi la proposta di un lavoro meno intenso: « Ci si poteva opporre, fino a un certo punto, all'eccessivo acceleramento del lavoro... La tendenza ad assicurare un maggior numero di ore di riposo non incontra critiche, ma si continua a resistere tenacemente all'idea che un individuo possa lavorare, durante l'orario assegna18 Il prevalere di atteggiamenti contrari al lavoro, e soprattutto contrari al lavoro come situazione normale e naturale (e che perciò non escludono un lavoro anche molto intenso come spiacevole accidente in condizioni eccezionali) nei paesi sottosvilupppati è in genere grossolanamente esagerato nei paesi sviluppati. Riferita all'insieme dei paesi sottosviluppati questa generalizzazione costituisce, in sostanza, un pregiudizio, che in molti casi assume gli aspetti odiosi e superstiziosi del razzismo. Vi sono, in questo, grandissime differenze, tra le diverse regioni del mondo sottosviluppato, e anche nell'ambito delle singole regioni: tra Perù e Cile, tra Iran e Arabia. In alcuni casi, le società più moderne del Terzo Mondo sono più permeate di valori di civiltà industriale di alcuni paesi sviluppati in cui sopravvivono valori tradizionali. Tuttavia nell'insieme si può assumere che i paesi sottosviluppati siano meno moderni degli Stati Uniti. 19 Non sembra che sia stata constatata l'importanza della idealizzazione tecnocratica della società tradizionale come mito reazionario e forza unificatrice di tutti gli strati privilegiati e antipopolari dei paesi sottosviluppati, e anche in parte sviluppati. Per constatarlo, è sufficiente confrontare la situazione attuale con quella dell'inizio del secolo. Allora i grupppi anacronisticamente privilegiati dei paesi sottosviluppati non potevano richiamarsi esplicitamente ai valori tradizionaJi senza allontanarsi da quelle forze (anche non organicamente incompatibili con loro) che avevano un peso nei paesi sviluppati. La collusione tra conservatorisn1i restava qualche cosa da nascondere. Se invece nel paese sviluppato si diffonde un atteggiamento favorevole alla società tradizionale, la collusione diviene alleanza: i gruppi privilegiati tradizionali, i nuovi gruppi 'imprenditoriali e tecnocratici del paese sottosviluppato, e gli imprenditori e tecnocrati occidentali, si saldano 1n una coalizione stabile, senza cui non è possibile un efficiente neocolonialismo. 121 BibliotecaGino Bianco
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