I Dall'« opulenza» al benessere per esempio a Roma, in certe ore, ci si muove molto più rapidamente a piedi che in automobile, nel caso in cui, se avesse previsto questa circostanza, avrebbe scelto un consumo diverso 4 • È probabile perciò che molti fatti di utilizzazione evidentemente irra4 Si può anche ipotizzare che la scelta sarebbe stata la stessa anche in previsione dell'ingorgo: in questo caso non c'è nessun motivo di presumere un uso irrazionale delle risorse, a meno che il desiderio di possedere comunque un'automobile (anche se spesso non utilizzabile per le difficoltà della circolazione) fosse stato indotto artificiosamente con più o meno dirette forme di condizionamento da parte dei produttori. Sembra però che la possibilità di tali condizionamenti diretti e indiretti, sia notevolmente esagerata dalla pubblicistica sull'opulenza. Quello che ormai si può chiamare « anticonsumismo volgare» (per analogia all'economia volgare che jn Marx designa gli epigoni dell'economia classica) degli epigoni di Galbraith, assun1e ormai acriticamente che di norma le scelte dei consumatori siano determinate in modo quasi meccanico dalla propaganda, dal credito al consumo, o dagli effetti dimostrativi. Quest'ipotesi è molto semplicistica. Tra l'altro -- anche a parità di distribuzione del reddito _, gli effetti dimostrativi operano in modo n1olto diverso in società culturalmente diverse. Il famigerato luogo comune per cui i nuo i consumi sarebbero determinati dall'irresistibile desiderio di keep up with the Jones, cioè dal non restare indietro al livello di consumo della famiglia del vicino, se esaminato criticamente, evoca molto più le condizioni di una società preopulenta e in qualche modo tradizionale (non nel senso che tale espressione ha nell'opera di W. W. Rostow, ma nel senso di una società i cui comportamenti sono fortemente influenzati dalla tradizione) che quelle di una società pienamente sviluppata e abituata all'opulenza. Certamente, il comportamento a cui si allude con questa espressione non si può generalizzare. Infatti, esso presuppone, in primo luogo, che esistano the Jones, cioè che le decisioni di consumo siano delle famiglie più che degli individui: che è, evidentemente, una condizione caratteristica più delle società tradizionali che di quelle completamente svi,luppate. Inoltre presuppone che si conosca il comportamento dalla famiglia del vicino, cioè che sussista l'atmosfera del villaggio tradizionale: nelle società moderne il concetto stesso di vicino perde qualsiasi consistenza, e del resto sono proprio i critici della società opulenta che deplorano nostalgicamente « la folla solitaria », la fine delle solidarietà (e dei vincoli) del villaggio tradizionale. Sembra molto probabile che, in una società sviluppata, in cui le possibilità di un elevato livello di consumo siano largamente diffuse e in cui perciò il possesso di dati beni di consumo durevole perda il significato di status symbol, in cui la scelta personale del consumo (o del non consumo) sia sempre meno condizionata da vincoli familiari o di costume, gli effetti dimostrativi debbano essere meno intensi che nelle società preopulente o anche nelle fasi iniziali della società opulenta. Si dice talora che, p. es. negli Stati Uniti, sia un elemento di prestigio il non possedere dati beni: anche se ciò non fosse vero (ma non c'è nessun motivo per non crederlo almeno verisimile) il fatto stesso che tale opinione abbia potuto diffondersi dimostra che gli « effetti dimostrativi » possono operare anche nel senso di un contenimento di determinati consumi. Evidentemente qui il termine di effetti dimostrativi è usato in un significato più ampio del consueto, •per indicare i comportamenti più o meno direttamente imitativi, indotti da considerazioni di prestigio. Già Galbraith scriveva: « Ora negli ambienti più austeri della società americana, è già di moda una diffusa avversione nei confronti di certi beni che rappresentano una sfacciata ostentazione della ricchezza. In ambienti siffattir beni come televisori a grande schermo, automobili rutilanti, etc. non incontrano più favore, anzi sono oggetto di blande 113 BibliotecaGino Bianco
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