Leone lraci che si dicevano moderne; e nello stesso senso confluivano una tradizione di populismo cattolico (e, in correnti minoritarie, anche di religiosità aconfessionale ma non coerentemente laica) e il populismo di derivazione stalinista, esaltato dall'isterismo antioccide11tale degli anni 50. Perciò in Italia, prima e più che altrove, la polemica contro l'opulenza diviene, da critica di u11 uso irrazionale delle risorse ai fini del benessere, polemica contro il benessere come obiettivo della politica economica 1 • Nello stesso te1npo, e parallelamente allo spostamento implicito dalla discussione dei n1ezzi alla contrapposizione dei fini, i11 Italia la nozione stessa di società opulenta assumeva - anche qui implicitamente - un significato diverso da quello galbraithiano: l'opulenza era identificata non solo e non tanto in un dato livello di prodotto pro capite (o anche di consumo pro capite, assumendosi che la quota destinata all'investimento non vari sostanzialmente) quanto da una determinata composizione del consumo, a sua volta legata all'intensità degli effetti dimostrativi e al condizionamento del consumo da parte della produzione. Questi temi, che nella te1natica galbraithiana erano ass11nti come un aspetto dell'elevato livello di consumo pro capite ( dato che evidentemente un aumento di consumo, al di là di un livello molto modesto, non può esprimersi in un aumento delle quantità consumate dei singoli beni, ma implica una composizione completamente diversa del consumo; e dato che un consumo « disponibile », in quanto non legato alla soddisfazione di necessità materialmente irrinunciabili, è molto più condizionabile dei consumi, in gran parte alimentari, della maggioranza della, popolazione delle società preindustriali), nel nuovo significato del termine di opulenza assumono una relativa autonomia. In questo senso si può parlare di un'« opulenza sottosviluppata», se ci si riferisce a società, ancl1e a basso prodotto pro capite, in cui i consumi defi11iti come opulenti (in qualche modo arbitrariamente, e con un implicito giudizio di valore, di cui sono evidenti le radici di classe o di casta) hanno un peso notevole. A questa definizione si potrebbero opporre obiezioni soltanto filologiche (pur non insignificanti, perché il potere evocativo delle etimologie non può essere trascurato, e una parola come opulenza evoca evidentemente l'abbondanza: né servirebbe a rendere meno immediata tale allu- . 1 FRANCESCO FORTE, nella terza edizione della sua Introduzione alla politica economica (Einaudi, Torino 1967, p. 549-559) ha demistificato in modo molto efficace il carattere di casta dei luoghi comuni « anticonsumistici ». Già solo per questo è desiderabile una larga diffusione di questo volume, che è tra i non molti di economisti italiani contemporanei che è volutamente (e, dati i pregiudizi correnti, coraggiosamente) leggibile. 110 ..... Biblioteca Gino Bianco
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