Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

Rilanciare l'Europa colo, sia all'interno che all'estero. L'industria tedesca è la sola che può vantarsi con ragione di « non aver paura dei giapponesi ». Nel momento attuale il marco è la moneta più forte del mondo, garantita da otto miliardi di dollari di riserva. Procedendo con questo ritmo la Germania federale dovrebbe poter disporre fra tre anni di riserve valutarie per quattordici miliardi di dollari, pari cioè alla riserva degli Stati Uniti prima dell'emorragia del dollaro. A questo quadro si aggiunga che l'amministrazione tedesca sa far ricorso a metodi d'intervento molto efficaci, manovra con grande accortezza lo strumento delle commesse pubbliche. Il Belgio, paese di vecchia tradizione industriale, vede assicurato il suo alto livello di reddito dai « servizi che producono ». Sia nel ramo finanziario che in quello assicurativo la solidità delle s11e attrezzature è provata. L'Olanda si presenta di fatto saldata alla Germania, quasi come una st1a « funzione ». Il suo « europorto » di Rotterdam, che supera qualunque termine di confronto in Europa e fuori, è la più potente dimostrazione dell'interdipendenza strettissima col retrostante mondo tedesco. Il panorama sullo stato di salute della Comunità po1 rta a dare sulla Francia un giudizio differenziato. Per reddito pro capite è ancora il paese più ricco del Mercato comune. La sua industria ha alcuni settori di punta avanzati come quelli aeronautico e nucleare. La sua debolezza si avverte nel settore tradizionale dove si è rimasti sovente attaccati al concetto dell'impresa familiare. Così la struttura dell'industria francese finisce in molti campi col risultare poco adeguata. Da un lato si hanno infatti mancanza di concentrazione, frazionamento; dall'altro· lato un'arretratezza di metodi e di concezioni testimoniata dall'insufficiente attenzione prestata al mercato. « In troppe nostre industrie - rileva un osservatore francese - il capo del settore produzione è più importante del capo del settore vendite. Risultato: si ve11de quel che si produce invece di produrre quello cl1e si vende ». È anche il paese meno dedito alla mobilità del lavoro. Ottanta anni di protezionismo fanno sì che in Francia « i riflessi protezionistici sono rapidi a risvegliarsi ». E lo si è visto anche di recente. Visto dall'osservatorio di Bruxelles, il nostro paese appare « disordinato e vitale ». Spirito d'iniziativa della classe jmprenditoriale - di quella giovane in particolare -, eccellenza della manodopera - da noi i ritmi di lavoro sono i più alti -, lentezza della burocrazia, arretratezza dell'agricoltura ancora legata a criteri di « sopravvivenza »: questi i punti su cui il giudizio degli eurocrati tende a fissarsi. Fino alle ultime misure francesi l'Italia si presentava come il paese più « lanciato » nelle esportazioni entro l'area del MEC. Un dato: prima della crisi i11 Francia gli 9 -Bibl"iotecGaino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==