Roberto Pane pare essere quella, affermatasi prevalentemente in Germania, del meto-do critico come strumento indispensabile per una università che voglia essere autonoma; no•n più nozionistica e politicamente succube e indifferente, ma formatrice di una piena e cosciente responsabilità, indipendente anche rispetto ai più autorevoli verbi, siano· essi biblici o marxiani. Credo che si possa concordare pienamente con Habermas quando scrive che esiste o,ggi •una nuova possibile dimensione « nella quale le scienze esercitano una riflessione su se stesse e si rendono conto· criticamente delle concezioni del mondo. in cui affondano: i loro presupposti, come pure del loro rapporto con la prassi, su strade perco·rse un tempo dalla filosofia ». Infine, il tentativo di subordinare ogni insegnamento alle premesse marxiane, così come si fa da parte della maggioranza degli attuali agitatori universitari, è un'ennesima maniera di negare l'autonomia della cultura, irridendo anzi ad essa come ad una antiquata illusione. A costoro n1i piace di ricordare qua11to scriveva il primo e più illustre studioso di Marx in Italia, il socialista professore Antonio Labriola: « ... che vi fosse un professore, diciamolo pure, socialista, il quale scambiando gli strumenti dei nostri Gabinetti con le macchine delle officine, gli studenti con gli operai delle fabbriche, le lotte per gli esami con quelle dei proletarii per il diritto di sciopero e di coalizione e per la giornata delle otto ore, le vacanze universitarie con la festa del primo maggio, e scambiando addirittura la convivenza temporanea degli studenti con la vita di L1naclasse di oppressi e di sfruttati, si mettesse qui, proprio qui, nella Università, a rappresentare iL primo atto di una rivoluzione sociale in melodramma. Io, per mia parte, cotesti professori inverosimili che non ci furono mai al mondo, e che, per il decoro del senso comune, non ci saranno, spero, mai, io li affiderei ser1z'altro alle oneste cure del Direttore del Manicomio ». Il discorso di Labriola è valido ancora oggi; il che non toglie, ovviamente, che il rapp.orto fra studenti ed lJniversità debba essere interamente rifoirmato·; molto al di là di qu·anto, al tempo dell'insigne studioso, fosse concesso auspicare, spettando ai primi l'assegnazione dei mezzi necessari allo studio, ed assicurando che essa non sia intesa al servizio dei poteri economici e politici, ma a quello di una Università autonoma, e quindi a vantaggio di coloro che a tale autonomia contribuiscono con u~'attività pienamente qu·alificata, ad o,gni livello. Purtroppo, invece, le facilitazioni richieste dal Movimento studentesco sanno spesso di inflazione culturale, e quindi il loro risultato non può non essere quello della squalifica degli studi, ancora prima della squalifica professionale; mentre è vero, d'altra parte, che solo se pre98 - BibliotecaGino Bianco
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