Pasquale Satalino era stato distribuito ai componenti del Comitato Regionale, alcuni dei quali lo avevano anche esaminato e commentato. Di compilare quel lavoro era stato incaricato il sottoscritto, che lavorò per alcuni mesi, mette11do insieme tut~o il materiale fino a quel momento esaminato dal CRPE. Quel che ne venne fuori non era uno schema di sviluppo vero e proprio, quanto piuttosto un insieme di indicazioni, fatte precedere da un discorso più generale, che proponeva alcuni obiettivi di sviluppo « necessari e non sufficienti » a dare, una volta raggiunti, una efficace spinta propulsiva alla crescita della regione. Erano accennate alcune necessità fondamentali, come quella di coordinare il lavoro del CRPE pugliese con quello degli altri Comitati regio•nali contermini e quella di valutare più a fondo la funzione internazionale che la stessa posizione geografica (considerata una vera e propria risorsa regionale da sfruttare) affida alla Puglia. Su altri temi c'era una certa carenza di indicazione, dovuta alla mancanza di materiale utilizzabile o alla non avvenuta consegna di alcuni studi (come quello demografico, quello sulla finanza locale, quello sugli ospedali). Fu, sostanzialmente, un'esperienza non troppo felice, per via soprattutto della mancanza di idee chiare da parte del CRPE, che non seppe chiedere niente di preciso all'estensore dello studio, trovando peraltro poi da ridire su alcune ipotesi, accusate di troppa originalità, perché il Comitato non le aveva avanzate (ne vedremo un esempio più in là). Il documento venuto fuori non aveva tutti i requisiti formali e sostanziali per essere considerato un vero• schema; in compenso, affacciava realisticamente alcuni pro,blemi, che meritano qualche parola in questa sede. Un primo problema era quello del tempo ~ià trascorso, rispetto al quinquennio in discussione. Si era allora in pieno 1967 e si doveva programmare dall'inizio dell'anno precedente. I mesi trascorsi non avevano portato niente di buona alla Puglia, quando addirittura non avevano provocato qualche passo indietro. C'era dunque da recuperare il terreno perduto, concentrando in poco più di tre anni il lavoro di cinque. Ma con quante probabilità di successo? E quando gli investimenti previsti avrebbero prodotto i•loro effetti? Non certamente nel rimanente scorcio di quinquennio. Meglio pensare allora ad alcune poche cose da fare entro il 1970 e ad un programma che abbracciasse un arco più vasto. Legato a questo aspetto c'era il secondo, e più grave problema dell'occupazione. Come pensare di affrontare e debellare una disoccupazione valutata realisticamente in 200.000 unità? Ed in quale lasso di tempo? Meglio pensare, ancl1e in questo caso, ad t1n arco di tempo che andasse fino al 1980, cercando rimedi idonei a ridurre, sia pur di poco, la disoccupazione al 1970, rispetto a quella registrata nel 1966. Per otte90 ..... Biblioteca Girio Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==