Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Editoriale abbia detto chiaramente che la teoria delle vie nazionali al comunismo presuppone la non ingereriza di Mosca negli affari interni così della Cecoslovacchia come di ogni altro Stato dell'Est; e che in questo senso la conferenza di Varsavia era stata ztn errore, u,:za condan1ia di Dubcek potrebbe essere un errore anche più grave, un intervento armato contro la Cecoslovacchia costituirebbe certamente un errore fatale. Inoltre Waldeck Rochet avrebbe fatto presente a Suslov che 11naseconda Budapest avrebbe conseguenze politiche di grande portata negativa non soltanto· per i comunisti francesi, già indeboliti da un recente scacco elettorale, ma anche per i comunisti italiani che recentemente hanno colto un successo elettorale proprio grazie ai loro atteggianienti di autonomia, sia pure relativa, nei confronti dell'URSS ed alla parte che sono riusciti ad avere con Togliatti quando è stato avviato il discorso sulle vie nazionali al comunismo. Che credito, infatti, potrebbe più riscuotere un tale discorso, quando, di fronte ad una seconda Budapest, i comunisti francesi ed italiani fossero costretti a solidarizzare ancora una volta con Mosca, o comunque si astenessero dal condannare pubblicamente la risposta repressiva di Mosca ai « liberali » di Praga? E che cosa resterebbe, d'altra parte, della solidarietà intercomunista, quando, per salvare il discorso sulle vie nazionali al comunismo, i comunisti francesi ed italiani si risolvessero a den~nciare pubblicamente un eventuale intervento armato di Mosca contro la Cecoslovacchia e ad esprimere quindi una solidarietà con Praga che oltrepasserebbe i limiti di quella già espressa in questi giorni? I comunisti francesi ed italiani non vogliono evidentemente trovar si fra queste Scilli e quelle Cariddi. Ma in ogni caso la solidarietà I espressa dal PCI nei confronti dei comunisti cecoslovacchi, che poi sono i « liberali » di Prag~, che chiedono quello che chiedono, e subisco110 quello che subiscono, è u11fatto politico molto significativo; e dimostra, appunto, che le posizioni di supina acquiescenza allo Stato-guida, le posizioni tenute dai comunisti italiani, e più ancora dai francesi, in altre circostanze, non possono più essere tenute senza smentire e vanific·are quel discorso sulle vie ·nazionali al comunismo che è ormai andato trop·po avanti perché coloro che l'hanno fatto possano tornare indietro. "'4 qitesto punto, però, si deve anche rilevare che, se i comunisti italiani non danno un valore merame11,te tattico alla solidarietà da loro espressa nei confronti del revisionismo cecoslovacco, essi devono trovare il coraggio ideologico e politico di portare avanti, sia pure nelle più debite forme e nelle più debite sedi, ttn loro discorso sul valore del revisionismo, sfidando così tutti coloro che da sinistra, cinesi e cubani degli angiporti di casa nostra, si dimenano per denunciare ìl 6 BibliotecaGino Bianco

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