Lanfranco Senn ramento nella situazione relativa. E il valore « sperimentale» del polo per,derebbe significato· qualora, per una troppo lenta dinamica di sviluppo, non se ne potessero verificare il successo o l'insuccesso entro un orizzonte temporale ragionevolmente breve. · * * * Per rispondere alle domande formulate è b,ene riallacciarsi alle due impostazioni fondamentali delle « teorie dello sviluppo ». La prima, storicamente precedente, ha configurato un modello teorico di sistema economico in perfetto equilibrio, nel quale tutte le variabili sono interdipendenti. La secon,da teoria, inv,ece, ha cercato di valorizzare gli squilibri esistenti, sfruttando la loro « energia potenziale » continuamente alla ricerca della stabilità. Il primo approccio va sotto il nome di teoria dell'equilibrio economico generale (Walras e Pareto); il secondo sotto il nome di teoria dei poli di sviltlppo (Hirschmann e Perroux). Vediamoli brevemente entrambi. I primi presupposti teorici ai quali una politica di sviluppo regionale deve rifarsi sono ricavati dalla teoria dell'equilibrio economico generale. Questa teoria, che studia il sistema ec9nomico nel suo complesso, ha adottato strumenti logici fondati sul principio di interdipendenza sostituendo la concezione secondo la quale, per conoscere i fenomeni economici, occorre costruire un sistema di rapporti unilaterali di causa ed effetto (teorie della causazione o della causabilità). La nuova concezione è anche il presupposto delle « interdipendenze strutturali » del polo pugliese che configurano un sistema di equilibrio, non « chiuso », ma « compiuto »: che non ha più bisogno, dopo l'intervento iniziale, di un meccanismo propulsivo esterno che continui ad operare per tener vivo il sistema. Alle teorie dell'equilibrio economico generale si possono però muovere alcune critiche, una delle quali diventa particolarmente importante se applicata al progetto dell'Italconsult. Il Di Nardi, in un recente articolo apparso sul « Giornale degli economisti» 3 , chiarisce che la chiave di volta della teoria dell'equilibrio economico generale è offerta dalla simultaneità delle variazioni e dalla istantaneità dei processi di aggiustamento. Lo schema si riassu 1 me in una rappresentazione matematica del funzionamento del mercato nell'ipotesi -di concorrenza perfetta; la matematica, però, non ha bisogno di giustificare i suoi postu3 G. D1 NARDI, Le funzioni di un sistema dei prezzi, in « Giornale degli economisti », marzo-aprile 1967, pp. 234-261. 74 Biblioteca Gino Bianco
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