Le idee del tenipo teoria in fin dei conti autosu:tficiente rispetto alle scienze particolari (ideologiche fin che si vuole) e rispetto alla prassi politica quotidiana. È forse l'illusione della funzione rivoluzionaria della filosofia, malgrado l'inevitabile riduzione che ne deriva della prassi a contemplazione e delle categorie storiche a quelle cosmiche ». Infine, Cristofolini si ferma anch'egli sulla scarsa fiducia di Marcitse nei « nemici interni » che il sistema della « razionalita tecnocratica repressiva», contro il quale egli polemizza, alimenta, come uniche contestazioni in atto nel suo seno, ossia i ribelli guerriglieri e i giovani. È sintomatico, invece, secondo Cristofolini, che « un solo strumento di lotta sembra a Marcuse adeguato: il rifiitto degli intellettuali, dei tecnici, degli scienziati a collaborare con il sistema ». Ciò gli basta, infatti, per chiedersi « quanto sia ... idealistica e metafisica una posizione del genere » e per ritrovare in essa un « vecchio e scontato spiritualismo sociologico». Inoltre, Marcuse erra, a sito avviso, nel rite11ere cl1e « basti non essere fra gli oppressi per essere liberi», nel parlare di « minoranza degli oppressi», nell'affermare clie « oggi si gode di una libertà sessuale quale non si è mai conosciuta nel passato ». Conte si vede, astrattezza, scarsa politicità, deficie11te sensibilità ai fatti organizzativi, carente fiducia nelle forze operaie come in quelle dei guerriglieri e dei giovani so110 rilievi che concludono tutti nel prese11tare Marcitse come un vero e proprio profeta disarmato, anche se c'è una differenza evidente fra i punti di vista di Cases, Donalo e Cristofolini: quest'ultimo parla - con evidente disdegno - di « sinistre ufficiali », Dono lo è un mistico della rivolta giovanile, Cases ha una fede incrollabile almeno nelle due meno recenti divinità della triade Ma- Ma- Ma ed è, tutto sommato, il piu benevolo con Marcuse. Nel complesso, la nostra impressione è cl1e questa discussione, pur tutt'altro che priva di interesse anche per altri motivi, din1ostri una volta di più che e'è una validità culturale e politica della posizione di Marcuse che è difficile disconoscere. Che poi i tre scritti dei quali parliamo operino itna strunientalizzazione di questa validità, è anche comprensibile, come lo sono tutte le stritmentalizzazioni in politica; e la politica culturale non fa, per qilesto verso, eccezione rispetto agli altri aspetti o momenti della politica. Piitttosto ci si può chiedere perché parlare tanto di rivoluzione, di giova11i, di sinistra con l'aria di dire cose più nuove e piit concrete di quelle del povero Marcuse, se tutto si riduce a una riaff ermazione di fede n1arx-maoista (Cases), a i1.na apoteosi del movimento studentesco (Dono lo), a una presuntuosa svalutazione della « sinistra ufficiale» (Cristofolini). La critica a Marcuse all'interno delle varie ortodossie n1arxistiche non può non risolversi nel pestare e ripestare l'acqua 69 BibliotecaGino Bianco
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